Coaching, counselling o psicoterapia?
Questa domanda dovrebbe guidare sia i clienti che i professionisti del settore, in quanto queste tre discipline lavorano in ambiti diversi e ben definiti, anche se con dei confini non sempre facili da individuare.
Sono molte le persone che rivolgendosi alla nostra Scuola di Coaching pensano di diventare Coach professionisti per “risolvere i problemi delle persone”. Grave errore di interpretazione di questo ruolo/professione. Un Coach non risolve alcun problema!
Ma in cosa differiscono esattamente queste professioni/ruoli?
Partiamo dalla Psicoterapia: lo psicoterapeuta è un laureato in Medicina (6 anni) o in Psicologia (laurea magistrale – 5 anni) che ha frequentato una scuola di specializzazione quadriennale riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – elenco consultabile on-line) e abilitato all’esercizio della Psicoterapia. Lo psicoterapeuta può fornire sostegno psicologico, e può occuparsi di patologie psicologiche, ma senza l’uso dei farmaci (area di competenza della Psichiatria). La psicoterapia non ha una metodologia d’intervento unica e univoca, ma ve ne sono tanti orientamenti quante le scuole di specializzazione. Ad ogni modo, a prescindere dalle idee personali, per legge solo uno psicoterapeuta può occuparsi di terapia psicologica in casi di patologia. Il paziente (e nella psicoterapia si può parlare di paziente) affida la propria patologia e il proprio disagio ad un professionista titolato ed iscritto ad un albo professionale.
Lo Psicologo, invece, è un laureato in psicologia iscritto all’albo degli psicologici: può somministrare test di personalità e fornire sostegno psicologico; ma non può occuparsi di psicoterapia.
Il Counselling, invece, è una metodologia di supporto alla persona nel superamento di piccole difficoltà che non siano patologiche. Per patologiche si intendono tutte quelle problematiche che sono invalidanti e pervasive, che limitano pesantemente la vita della persona. Il Counselling, che si basa molto sull’Ascolto Attivo , è un aiuto all’auto-aiuto in momenti di difficoltà della persona, la cui risoluzione ne migliorerebbe la qualità di vita.
Il confine tra Psicoterapia e Counselling è molto confuso, soprattutto per chi crede di poter fare tutto e poter aiutare chiunque! Per fare qualche esempio, il counselling non può occuparsi di fobie, né di disturbi ossessivi e compulsivi.
Altra cosa bene distinta è il Coaching, che si occupa SOLO ed ESCLUSIVAMENTE di PERFORMANCE, raggiungimento degli obiettivi e sviluppo dei talenti e del potenziale. Il Coaching è orientato alla valorizzazione delle risorse, al potenziamento delle competenze e allo sviluppo di un piano d’azione funzionale ai risultati desiderati. Quindi, se non ci sono performance e non ci sono obiettivi non c’è Coaching! Ovviamente il Coaching richiede anche strumenti di Problem Solving, ma le problematiche che devono essere affrontate sono solo quelle relative ad un eventuale blocco della performance o limitazione della stessa, e non devono essere di natura patologica.
Per questo la prima abilità richiesta ad un Coach Professionista è quella di saper valutare se i casi sono di propria competenza o meno, ed eventualmente deve saper indirizzare il cliente verso la professionalità più indicata.
Devo, purtroppo, ammettere che sono molti i Coach che vanno oltre le proprie aree di competenza, trattando argomenti quali le paure, le fobie, gli attacchi di panico, e nei casi peggiori anche di depressione.
NON ESISTE! E su questo tema la nostra scuola è molto chiara e determinata. Un Coach che tratta fobie, ossessioni, attacchi di panico o depressione, se non è uno psicoterapeuta, commette un reato penale: esercizio abusivo di professione (art. 348 c.p.). E comunque l’accordo di coaching permette di lavorare solo sulla performance.
Ovviamente alcune figure professionali, che a mio avviso sono le più complete, sono Psicoterapeuti, Counsellor e Coach, e distinguono bene i propri ambiti di intervento, pur avendo la possibilità di spaziare e di muoversi da una disciplina all’altra.
Nella nostra Scuola usiamo un’analogia.
Paragonando la mente ad un’automobile (così come faceva Paul Watzlawick), possiamo dire che il Counsellor è come un come un “centro revisione”: può fare il check-up della vettura, individuare e risolvere piccole problematiche che non limitano il funzionamento globale ma che generano piccoli fastidi, come il “cambiare una lampadina”, il “riparare la chiusura centralizzata”, etc… Ma la vettura funziona, si accende e cammina. Così il Counsellor può supportare il superamento di una difficoltà decisionale, un piccolo problema relazionale, etc…
Lo psicoterapeuta è il meccanico vero e proprio: se la vettura non parte, se ha problemi che ne influenzano il corretto funzionamento e la sicurezza in marcia, serve uno specialista che sappia intervenire sul “motore” e sulla meccanica. È il caso delle fobie, degli attacchi di panico, dei disturbi ossessivo-compulsivi, dei disturbi alimentari e sessuali, delle dipendenze, e della depressione, solo per citare i casi più noti.
Il Coach, invece, sarebbe il tuner (a Roma si chiamerebbe “er modifica”): colui che migliora le performance ed eventualmente l’estetica della vettura. Il Coach potenzia la centralina, migliora l’erogazione della potenza, stabilizza l’assetto… e forma anche il “pilota” alle nuove potenzialità della sua vettura. Per questo il Coach lavora solo sulla Performance, sugli Obiettivi (di risultato o di processo), sul piano d’azione, sullo sviluppo dei talenti e del potenziale. La persona già performa, ma vuole poter fare di più e sente di poter ottenere di più dalla propria attività e dalla propria vita.
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Il mio invito personale è a ridurre i conflitti di posizione tra le varie figure e a non alimentare reciproche squalifiche. Un Coach che parla male degli Psicoterapeuti, probabilmente non è un buon Coach: primo perché è egli stesso vittima di una generalizzazione (una delle aree di lavoro del Coaching), e secondo, perché dovrebbe confrontarsi con l’eccellenza di ogni settore e parlare con cognizione e conoscere la materia. Anzi, queste professionalità dovrebbero conoscersi, confrontarsi e cooperare, visto che in molti casi l’una non esclude l’altra.
Mi auguro di aver dato il mio piccolo contributo a far un po’ di chiarezza in più. Nel prossimo articolo vedremo la differenza tra Coaching, Formazione e Consulenza.
Piercarlo
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Lo psicologo è un professionista che in ambito clinico effettua interventi di terapia preventiva, supportiva e abilitativo-riabilitativo finalizzati al mantenimento, recupero e miglioramento dello stato di salute individuale, di coppia, familiare. Tutti gli interventi dello psicologo mirano a curare e a prendersi cura di chi ha un problema di salute psicologico, psicofisico e relazionale. Questo problema può essere definito disturbo se soddisfa specifici criteri diagnostici. Questo articolo dice il falso e fa solo disinformazione.
Enrico, ciò a cui tu fai riferimento è quello che nell’articolo è indicato come “sostegno psicologico”. Il mio articolo vuole solo chiarire le aree di intervento e volutamente non ha voluto trattare il campo della “psicologia generale”, in quanto gli abusi più commessi dai Counsellor e dai Coach è in ambito “terapeutico”. Ma vedo che questo invito non è stato colto. Grazie comunque per il tuo commento e la tua specifica.
Buongiorno,
sono uno Psicologo iscritto all’albo e credo che il vostro articolo sia fuorviante e in alcuni casi anche errato.
Ha descritto bene la parte giuridica delle professioni, omettendo le nozioni e le competenze che uno psicologo o psicoterapeuta ha in più rispetto ad un counsellor. A quanto traspare da quello che ha scritto quest’ultima professione può fare un “check” del funzionamento, ma su quale base fonda questa affermazione se professionalmente non può eseguire diagnosi e in alcuni casi non conosce neanche lo spettro o le potenziali problematiche del cliente? La stessa cosa vale per il coaching.
Fornire degli strumenti preconfezionati ai clienti non vuol dire di essere in grado di assegnarli alle persone adeguate a seconda delle caratteristiche personali, cosa che il counsellor o il coach non possono individuare (come definito dalla legge). Quindi formulo una domanda a cui dovrebbe rispondere coscientemente un professionista che opera in questo settore: è giusto che coach e counsellor operino in un ambito per il quale non sono stati istruiti a gestire le persone al loro interno e le eventuali conseguenze?
Ci sono già molte persone in Italia che “non credono” nella psicologia, come se essa non fosse una scienza ma una sorta di religione pagana. La legge dovrebbe comprendere che il percorso complesso di uno psicoterapeuta/psicologo/psichiatra non è casuale e che come tale dovrebbe essere rispettato. Il counselling e il coaching possono essere adoperati in contesti meno personologici e più comunitari per potenziare la consapevolezza individuale rispetto a dinamiche complesse. Nel momento in cui si scende nel dettaglio individuale tali figure non possono ritenersi preparate nemmeno dal punto di vista legislativo.
A
Purtroppo in Italia il “buco normativo” è ancora ampio, anche se in molte nazioni molti non psicologi si occupano di terapia: ricordiamo i consulenti filosofici in Francia… Il Counsellor non può effettuare diagnosi, e per questo nel mio articolo scrivo che la sua prima responsabilità è quella di valutare se il caso è di sua competenza o meno. Il Coaching si tira fuori da questa diatriba in quanto si occupa (o almeno dovrebbe) solo di PERFORMANCE. Con questo articolo voglio difendere la professionalità degli Psicoterapeuti e e degli psicologi e il mio invito principale è rivolto ai Counsellor e ai Coach a non commettere abusi… ma vedo che questo invito non è stato colto. Grazie comunque per il suo commento.
Commento solo con un link…che vale più di mille parole. https://www.ordinepsicologier.it/it/notizie/382 Questa è disinformazione che lede la figura professionale dello psicologo non psicoterapeuta, che a differenza dei consuelor e compagnia, ha, per legge, tra i suoi strumenti, il COUNSUELING anche in assenza di patologia . Invito quindi a modificare in particolare questa parte “ Ovviamente alcune figure professionali, che a mio avviso sono le più complete, sono Psicoterapeuti, Counsellor e Coach” quando lo psicologo invece è un professionista completo con una laurea magistrale ed un anno di tirocinio professionalizzante, oltre ad essersi iscritto ad un albo. I consuelor e i coach quanto studiano invece per essere secondo questo statement ‘più completi’ degli psicologi? Da quale albo sono normati e chi tutela i clienti? https://www.ordinepsicologier.it/it/notizie/382
Marta, comprendo la sua posizione, ma è la sua posizione. Noi siamo una delle poche Scuole che sostiene da sempre che il Coaching si occupa solo ed esclusivamente di performance e che svolge un lavoro completamente diverso da quello dello psicologo, dello psicoterapeuta e di altre professioni ordinistiche e/o normate. L’articolo da lei linkato, dal mio punto di vista, non è una vittoria dell’albo degli psicologi, ma una sconfitta di tutte e 3 le professioni, anche se i tavoli tecnici sono due e sono diversi (uno per il counselling e uno per il coaching). In pratica, cosa non comunicata secondo me correttamente, l’UNI, avendo visto l’impossibilità di trovare accordo tra l’albo degli psicologi e i rappresentanti (al tavolo tecnico) dei counsellor e dei coach, ha deciso di chiudere i tavoli, quindi di non normare le professioni, lasciando così la situazione invariata e caotica a svantaggio di tutti, psicologi compresi. Un accordo, invece, avrebbe permesso di definire chiaramente ed inequivocabilmente i “confini professionali” e gli ambiti di competenza. Ma se vogliamo considerare “vittoria” una chiusura del diaologo, volendo, lo si può fare. Ad ogni modo, secondo me, l’articolo non lede la figura dello psicologo non psicoterapeuta in quanto non è oggetto dell’articolo (motivo per cui non è inserito nel titolo) ed è velocemente menzionato nel testo; questo perché l’argomento richiede ben più tempo e altre argomentazioni. Avrei forse potuto dire che uno psicologo iscritto all’albo, meglio se albo A, può fare anche counselling e coaching liberamente, in quanto tutelato nell’attività, pur non avendo studi specifici che purtroppo ancora non sono normati. Ma su questo mi riprometto di scrivere prima o poi. Quando chiede da quale albo sono normati i Coach e chi tutela i clienti, la invito ad informarsi sulla legge 4/2013 che punta proprio a dare delle regole (poche) proprio alle professioni non ordinistiche (e quindi non può esistere un albo) e che regolamenta le associazioni di categoria che forniscono lo “sportello del consumatore”. In relazione alla “tutela”, quelle che rispettano i principi della legge 4 sono inserite anche nell’elenco ufficiale del MISE consultabile al seguente link: https://www.mise.gov.it/index.php/it/component/content/article?id=2027486:associazioni-che-rilasciano-lattesto-di-qualita
Ad ogni modo noi continueremo a denunciare pubblicamente tutti coloro che si propongono di intervenire in aree d’intervento che non sono di propria competenza, motivo per cui come professionisti inviamo moltissimi clienti a psicologi e psicoterapeuti in una logica di cooperazione, che mi auguro si sviluppi anche tra le diverse professioni.
[…] aver argomentato la differenza tra Coaching, ,Counselling e Psicoterapia, utile per riconoscere i diversi interventi di aiuto e supporto alla persona, è doveroso fare […]