La domanda che più spesso ci pongono sui nostri corsi è “Quanta gente c’è?”.
Paradossalmente, la prima cosa che si nota di un corso è il numero di partecipanti. Sulla base del principio di persuasione della RIPROVA SOCIALE studiato da Robert Cialdini, la nostra mente pensa “se c’è molta gente allora è valido”.
Sicuramente se c’è molta gente vuol dire che il sistema di promozione e vendita è molto efficace. Ma questo non ha nulla a che vedere con la qualità della DIDATTICA.
Da circa 20 anni investo continuamente nella mia formazione, sia personale che professionale, e dopo aver investito molte risorse (soprattutto di tempo) in corsi con centinaia di partecipanti, negli ultimi 5 anni ho cercato principalmente corsi con poche persone.
Ora il mio focus non è più sul “tanti o pochi”. Ogni anno vado a forum con migliaia di persone, e poi a corsi con otto partecipanti. La prima domanda che oggi pongo è “COSA, QUANTO e COME IMPARERÒ?“.
Personalmente non mi interessa quanta gente c’è, o se al corso ci sono le luci e la musica. Per quello esiste la discoteca: costa molto meno e (scusate la battuta) si rimorchia molto di più! O se mi danno la penna, la medaglietta, la fotografia, l’autografo o il pupazzetto. Voglio contenuti, voglio qualità e voglio novità.
In eventi dove c’erano migliaia di persone mi è dispiaciuto iniziare con ritardo a causa delle registrazioni: avrei avuto meno in termini di contenuto. Così come in alcuni corsi dove mi aspettavo di trovare 6-8 persone, ci sono rimasto male trovandone una quindicina, sapendo che avrebbe influenzato molto il QUANTO e il COME avrei imparato. E in altri, invece, c’erano così pochi partecipanti da venir meno varietà e pluralismo nel confronto e nelle esercitazioni.
Lungi da me il voler dire che i corsi con molte persone sono migliori di quelli con poche persone, o viceversa. Spesso avere molti partecipanti garantisce maggiori possibilità di confronto, di incontro e di networking. Così come poche persone garantiscono maggior affiancamento nelle esercitazioni. Non esiste il numero giusto, ma esiste l’apprendimento giusto: per questo il focus che dovremmo avere nello scegliere un corso dovrebbe essere sull’APPRENDIMENTO. È cosa, quanto e come vogliamo apprendere che deve portarci a scegliere i migliori percorsi (PLURALE!) per noi stessi.
Vi faccio un esempio: ultimamente una grande azienda voleva inserire alcuni suoi manager in un nostro corso “on the road”, e alla mia comunicazione che erano già presenti circa 10 partecipanti, mi hanno risposto che erano troppi. Cercavano un corso con un rapporto docenti/partecipanti 1 a 5, e lo volevano volutamente dispari in modo che negli esercizi a coppie il trainer fosse direttamente coinvolto. Ovviamente stiamo parlando di un’azienda il cui training manager ha molta esperienza d’aula e di coaching, e il suo focus sul numero dei partecipanti era proprio a favore del COSA, del QUANTO e del COME SI IMPARA.
Molta formazione risponde alle seguenti domande:
- “Quanto mi emozionerò?”
- “Quanto mi divertirò?”
- “Quanta gente c’è?”
- “Quanto è bello/a il/la formatore/trice?”
- “C’è qualcuno famoso?”
Domande tutte legittime, visto che ognuno investe il proprio tempo e il proprio denaro come meglio crede. E chi mi conosce sa che io sono molto favorevole all’EMOZIONARSI e al DIVERTIRSI, ma come professionista della formAZIONE devo prima rispondere alla domanda “COSA, QUANTO e COME IMPARERÒ?“.
Per questo, quando qualcuno mi dice “Sono stato al corso di mister X“, io chiedo sempre “Cosa e quanto hai imparato?“.
E così quando mi dicono “Sono stato al corso XYZ con 5000 persone“. E io “Cosa e quanto hai imparato?“.
Il COSA lavora sull’EFFICACIA e ci garantisce il raggiungimento dell’obiettivo QUALITATIVO. Alcuni argomenti e alcuni contenuti sono più efficaci di altri.
Il QUANTO lavora sull’EFFICIENZA e sugli obiettivi quantitativi. Il quanto non deve per forza essere “tanto”, ma il giusto. Nulla di più di ciò che serve, e nulla di meno. La formazione su alcuni temi, anche se va oltre le competenze necessarie, non è mai inutile, ma può non essere prioritaria. E oggi ottimizzare è fondamentale.
Il COME lavora su un tema a noi caro e che spesso viene tralasciato: l’ELEGANZA. Personalmente preferisco apprendere da chi parla italiano correttamente, non usa parolacce e non usa metodologie che spesso sono poco eleganti. L’eleganza non è la forma, o la giacca e la cravatta, ma l’attenzione agli altri e a sé. Il coinvolgimento deve essere il più gradito possibile. Per me sono più eleganti le esercitazioni con supervisione, che le esercitazioni a casa. È più elegante un affiancamento che l’abbandono a se stessi nel far pratica. Pochi dicono che il COME influenza anche il COSA e il QUANTO. L’ELEGANZA influenza l’Efficacia e l’Efficienza.
Per questo, in qualsiasi opportunità di apprendimento, secondo me la domanda principale da porre e da porsi è “COSA, QUANTO e COME imparerò?”. E la miglior risposta (credibile) mi farà scegliere un CHI rispetto ad un altro chi.
Buon Apprendimento!
Piercarlo
[…] Mi riferisco a tutta quella formazione che non risponde pienamente alla domanda “cosa, quanto e come imparo?“. […]