Quali sono gli elementi e le attività che caratterizzano la metodologia della Formazione In Cammino?
Molti ci chiedono: “Ma cosa si fa nella formazione in cammino?“.
La domanda non solo è lecita, ma è anche appropriata.
Sì, perché nella formazione in cammino si parla, si pensa, ma soprattutto si agisce!
Parto da una premessa: nonostante siamo considerati innovativi e innovatori soprattutto per la nostra metodologia della formazione in cammino (che ha vinto due premi nazionali), in realtà la formazione è nata in strada.
Le prime scuole di formazione, tra cui quella di Socrate, di Platone, di Aristotele (la cui scuola era peripatetica) sono nate in strada.
Noi abbiamo semplicemente riscoperto queste origini, cercando di valorizzarne le potenzialità e l’utilità nel mondo di oggi.
Molti “rinfacciano” alla formazione, soprattutto a quella istituzionale, l’eccessiva attenzione agli aspetti teorici.
Alcuni, per evitare questa accusa, hanno fondato scuole di formazione orientate alla pratica, però confondendo spesso la praticità con il concetto di movimento: è nata così la formazione che fa saltare, ballare, massaggiare, etc… Muoversi sicuramente contrasta la noia e non fa addormentare, ma non tutte le attività formative in movimento hanno risvolti pratici applicabili nella propria vita o nel proprio lavoro. Così molti nostri clienti si sono lamentati della formazione outdoor in cui venivano trattati quasi come dei bambini da far divertire. Il commento solitamente è “ci siamo divertiti, ma non abbiamo capito cosa avremmo potuto o dovuto imparare“. L’obiettivo in pratica era il gradimento e non l’apprendimento.
Così negli anni si sono alimentate le diatribe tra formazione in aula o fuori aula, e tra formazione teorica o pratico-esperienziale.
La domanda che noi ci siamo posti quasi 10 anni fa è stata la seguente: quali sono gli elementi che accumunano queste due tipologie di formazione?
Anziché cercare le differenze per schierarci con una o con l’altra, in una guerra in cui nessuno vince e tutti perdono, abbiamo cercato i punti in comune per trovare una terza alternativa, il cui obiettivo non fosse quello di risultare migliore, ma di completare e integrare le altre due metodologie.
E gli elementi in comune che abbiamo trovato nell’approccio indoor (teorico e/o esperienziale) e in quello outdoor sono due:
1 – il gruppo in formazione è solitamente chiuso a interazioni con soggetti esterni. Solitamente ogni membro del gruppo nei momenti formativi interagisce con altri membri del gruppo stesso.
2 – il gruppo in formazione non interagisce con la realtà esterna con cui poi, invece, i partecipanti interagiranno dopo il momento formativo.
In pratica la realtà formativa, o didattica, è diversa e separata da quella della quotidianità e nessun esterno può accedervi.
“Forse non è a scuola che impariamo per la vita, ma lungo la strada di scuola.”
Heinrich Böll
La formazione in cammino, invece, si svolge nella realtà esterna: niente aule, niente campi di addestramento… ma strade, piazze, sentieri, negozi, supermercati, bar, ristoranti…
Inoltre, nella formazione in cammino il gruppo è aperto a persone esterne, in quanto diventano elemento fondamentale e caratterizzante in alcuni momenti formativi: in pratica il gruppo interagisce con le persone che incontra strada facendo.
Nell’immagine abbiamo fatto un rapido confronto tra le tre metodologie, che ripeto, secondo noi si completano e si integrano: non c’è alcuna gara tra i tre approcci.
Ma in pratica cosa si fa in cammino?
La formazione in cammino è un insieme di metodi, tecniche e dispositivi di formazione tra cui:
– dialoghi a coppie in cammino (su temi indicati dai formatori/facilitatori);
– sessioni di coaching in cammino;
– attività ed esercitazioni esperienziali individuali;
– attività ed esercitazioni esperienziali a coppie;
– attività ed esercitazioni esperienziali di gruppo;
– conduzione di attività da parte del partecipante;
– conduzione del gruppo da parte del partecipante;
– attività con persone esterne al gruppo (in paesi, città, attività commerciali, etc…);
– attività di de-briefing in movimento;
– attività di de-briefing a riposo.
Per questo noi sottolineiamo che non si tratta di una passeggiata, di un trekking o di un pellegrinaggio, ma di un vero e proprio corso di formazione che si svolge in strada.
Non c’è l’aula, non ci sono le lavagne, ma ci sono i docenti/facilitatori, ci sono i materiali didattici e c’è tutto un mondo intorno da cui imparare!
La formula in cammino, inoltre, permette di sperimentarsi con una performance accessibile a chiunque (hanno camminato con noi anche persone non vedenti e si sono unite persone che non potendo camminare per lunghi percorsi ci hanno seguito in bici) e che consente di lavorare nella massima sicurezza.
In cammino si lavora anche sulla performance mentale, emotiva e relazionale: camminando si superano molti “limiti mentali”, ci si sfida “emotivamente” e si sviluppano abilità relazionali.
A tutto questo aggiungerei anche il fascino del camminare, che storicamente ha influenzato l’uomo.
I cammini, ad esempio, hanno sempre rappresentato il senso della ricerca e dello sviluppo della propria consapevolezza: da Aristotele ad Apollonio di Tiana (che sembra sia arrivato scalzo fino in India), dai santi pellegrini del medioevo (tra cui San Francesco) fino a Kierkegaard, Nietzsche e Thoreau (che ha scritto “Camminare“).
Inoltre oggi c’è un risveglio del camminare, che rappresenta un esercizio di consapevolezza: andare lentamente per il mondo per crescere più rapidamente interiormente.
Non dimentichiamo il famoso libro “Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho, scritto nel 1987 dopo che l’autore ha svolto il cammino nel 1986, e i libri di Thích Nhất Hạnh, tra cui “La pace è ogni passo” e “Camminare in consapevolezza“, che sono considerati i manifesti della pratica della meditazione in cammino.
Ma anche nell’immaginario collettivo il cercatore è un viaggiatore, e il viaggiatore per eccellenza è il camminatore: uno che attraversa lentamente i luoghi e il mondo per attraversare sé stesso.
Ricordo come se fosse ieri quando abbiamo svolto una delle nostre attività in cammino lungo la via degli dei da Bologna a Firenze: abbiamo impiegato 4 giorni di duro cammino lungo l’antica aurelia militare per poi tornare indietro in treno in soli 38 minuti (Firenze-Bologna)!
C’è chi sostiene che tutta questa lentezza sia uno dei veri lussi della modernità.
“Se vuoi andare veloce corri da solo, ma se vuoi andare lontano cammina in compagnia”
Proverbio africano
Il cammino ci restituisce non solo una dimensione più lenta e più umana della realtà, ma ci aiuta anche ad interagire con gli altri in modo diverso: in cammino scopriamo molto di noi stessi e del nostro modo di interagire con gli altri e con il mondo esterno.
Infine, la formazione in cammino è un’esperienza che lascia il segno: chiunque abbia camminato con noi ci ha restituito la profondità e l’intensità dell’impatto del cammino sulla propria crescita personale.
Buon Cammino!
Piercarlo
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