Come è possibile evitare le “disgrazie” con la CNV?
Perdonatemi il titolo, ma ho scelto di essere volutamente provocatorio, perché veramente la conoscenza del LINGUAGGIO DEL CORPO può fare la differenza in moltissimi casi.
In questo articolo voglio semplicemente parlarvi dell’utilità pratica della CNV (Comunicazione Non Verbale) attraverso esempi pratici.
Immaginate io sia una mamma o un papà amorevole e premuroso: mio figlio torna a casa e mi dice “Mamma, il mio amichetto mi ha fatto arrabbiare”. Cosa faremo da genitori attenti? Cercheremo di supportare al massimo nostro figlio. Peccato che mentre ce lo diceva, nostro figlio ha fatto una MICROESPRESSIONE di paura, e non di rabbia. Conoscendo la CNV ce ne saremmo subito accorti, e, grazie agli strumenti forniti dalla COMUNICAZIONE STRATEGICA avremmo potuto indagare meglio e magari capire che in realtà ciò che crea problemi a nostro figlio è la paura, non la rabbia. Studiando poi l’EQUILIBRIO EMOTIVO, potremmo anche decidere di supportarlo dandogli gli strumenti per lavorare sulla sua paura, che sono ben diversi da quelli usati per la rabbia!
Invece molto spesso ignoriamo (e in alcuni casi volutamente) l’efficacia della CNV e del Linguaggio del Corpo e non riusciamo a capire cosa veramente ci stiano dicendo le persone di fronte a noi.
Oppure sono un imprenditore: durante i colloqui di selezione un collaboratore mi fa un’ottima impressione, ma non mi accorgo che dopo ogni risposta “giusta” deglutisce. Mi dà tutte le risposte che vorrei sentirmi dire, ma non noto quel piccolo segnale e non faccio domande di approfondimento. Quel segnale potrebbe mascherare una sua emotività o un’incongruenza, e in entrambi i casi sarebbe bene capire meglio. Lo assumo, e dopo qualche mese mi ritrovo un collaboratore poco performante o che non rispetta le logiche aziendali.
O immaginate che io sia un venditore. Il cliente mi dice che vuole sicuramente comprare il nostro prodotto, ma mentre me lo dice solleva asimmetricamente una spalla. Io gli credo, ma peccato che con la propria CNV ci ha appena comunicato un’incongruenza. Se riuscissimo a vederla, avremmo la possibilità di fargli qualche domanda, magari attraverso gli strumenti della comunicazione sintonica (per evitare scontri e conflitti) e poter così gestire eventuali dubbi e obiezioni non palesate.
Oppure sono un operatore sanitario: un medico, un infermiere, un fisioterapista, un medico del lavoro… etc…
Un nostro paziente, alla domanda “Ha avuto altre patologie?”, risponde dicendoci “NO”, ma poco prima di dirlo fa un piccolo schiarimento di voce. Trascuriamo quel segnale, che invece porterebbe un occhio più attento a fare qualche altra domanda di approfondimento.
Oppure siamo dei Coach professionisti e, come a me personalmente è successo, ci capita che un nostro cliente ci dica “La mia malattia…”, e mentre ce lo dice ha una MICROESPRESSIONE di gioia. E succede per ben 7 volte in una sola sessione! Non avendo studiato la CNV vado avanti nel mio percorso di coaching, non rendendomi conto di lavorare su un caso che non è di competenza del coaching, peggiorando la situazione del cliente e la mia immagine professionale. Oppure, conosco la CNV e, così come ho fatto, dico al cliente che è meglio rivolgersi ad uno specialista della psicoterapia. Evito così problematiche e “disgrazie” per me, per i miei clienti e per i miei cari.
La CNV non serve a “sgamare” gli altri, ma a capirli meglio… e a capire meglio noi stessi!
Buona CNV!