Quali sono gli errori più diffusi nel Business Coaching?
Nonostante il Coaching sembra essere lo strumento di sviluppo professionale col maggior impatto comportamentale, sono molte le aziende che incontriamo che ci riportano di aver svolto programmi di coaching per il proprio management, ma senza aver raggiunto i risultati attesi o promessi.
Questo spesso comporta una sfiducia nella disciplina stessa, anche se in realtà nel Coaching non c’è un approccio unico e condiviso, ma un universo frammentato di metodi, tecniche e scuole di pensiero.
Nella nostra esperienza come Coach Aziendali abbiamo riscontrato una serie di errori che spesso vengono commessi nel Business Coaching.
1 – OVERPROMISING
Molte delle aspettative sono alimentate dalle promesse, spesso miracolose” dei Coach. Il Coaching è una consulenza di processo, non una pozione miracolosa che tutto risolve e tutto rende possibile. Per questo, anche quando è il cliente ad avere altissime aspettative, un buon Coach dovrebbe ridimensionare le aspettative del committente/cliente.
2 – USARE SOLO STRUMENTI COGNITIVI
Questo è l’errore più diffuso e meno rilevato e compreso allo stesso momento. Purtroppo la maggior parte delle Scuole di Coaching Aziendale usano strumenti e tecniche che lavorano principalmente sugli aspetti cognitivi: spiegano e si augurano che la comprensione possa sempre comportare un cambiamento. Mi dispiace, ma nella maggior parte dei casi non è così. Se riusciamo a spiegare ad un manager che aggredire e manifestare la propria rabbia in modo vistoso non è funzionale per lo sviluppo dell’autorevolezza, della propria leadership e per alimentare un buon clima di lavoro, vuole dire solo che siamo stati bravi a spiegarglielo. E basta! La comprensione di questo concetto probabilmente non cambierà di molto il suo comportamento e le sue reazioni. Spiegare non equivale a far cambiare! Ricordiamoci che sui pacchetti di sigarette c’è scritto “Il fumo uccide”… e la gente continua a fumare lo stesso.
Per questo motivo il Coaching deve fornire anche strumenti che stimolino un cambiamento EMOTIVO, influenzando il sistema percettivo-reattivo, e non solo la cognizione.
3 – Accordarsi solo con il committente
Il Coaching si basa su due elementi essenziali: una richiesta (il Coaching non si impone) e un rapporto di stima e fiducia. Sono molti i casi di programmi di Coaching decisi e imposti dalla direzione ai collaboratori. Molti Coach dovrebbero scongiurare questa prassi, trovando il modo per stimolare le RICHIESTE di Coaching da parte dei coachee/fruitori e per creare un rapporto di fiducia su cui basare il percorso. Non vi dico quanti manager abbiamo incontrato negli ultimi anni che hanno quasi “subito” i percorsi di Coaching aziendale. Ovviamente gli effetti collaterali sono dannosi e spesso non vengono neanche considerati.
4 – Sovrapporsi ad altre figure professionali
Il Coach deve fare il Coach. Non è un formatore, anche se in alcuni momenti può formare. E non un consulente, anche se, laddove dovesse avere expertise specifica potrebbe fare consulenza. Ma nonostante un buon Coach possa essere flessibile nel ruolo e svolgere anche compiti formativi e consulenziali, deve star attento a non sovrapporsi ad altre figure professionali. Peggio ancora sarebbe l’andare in conflitto con altre figure professionali presenti in azienda.
5 – Confondere gli strumenti tecnici con il Coaching
Molti pensano che per fare il Coach in azienda basti avere qualche “domanda potenziante” da “sparare” al momento opportuno e qualche strumento “figo” quali business model, schede tecniche, semafori aziendali, modelli di espansione, etc…
Non è così! Il Coaching non è un insieme di tecniche e strumenti, ma una consulenza di PROCESSO. Per questo serve un protocollo, che definisce il percorso logico in cui poi applicare le tecniche e gli strumenti di business coaching. Avere dei buoni ingredienti non vuol dire saper cucinare. Avere una buona ricetta non vuol dire saper cucinare. Per questo noi diciamo che un buon Coach è come un cuoco esperto, che sa cucinare con qualsiasi ingrediente. Ingredienti che porta il cliente… il che richiede una maggiore maestria!
6 – Considerare il Coaching “autoimmune”
Molti Coach argomentano e considerano il Coaching come un modello forte e autoimmune: se il cliente migliora è merito del Coaching, se il cliente peggiora o non migliora è a causa delle sue resistenze all’intervento di Coaching. In pratica il Coaching vince sempre, anche quando perde! Autoimmunità che spesso ne alimenta l’antipatia e l’inefficacia.
Questi sono solo alcuni degli errori che spesso vengono commessi nel Coaching in ambito aziendale.
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Buon Coaching!
Piercarlo