La mente non percepisce il non?
NON è proprio così!
Come molti di noi, mi sono appassionato di formazione da giovanissimo, ancor 17enne. Oltre alla passione travolgente, ad ogni corso portavo con me anche un’ingenua creduloneria: qualsiasi cosa mi dicesse il “guru” di turno ci credevo come se fosse vangelo.
Per fortuna poi si cresce.
Per fortuna poi ci si mette in discussione.
Per fortuna poi si mette in discussione ciò che si è “appreso” (se si può parlare di apprendimento).
Uno dei primi miti che voglio sfatare, a cui ho creduto per anni, è proprio la pseudo-teoria che sostiene “la mente non percepisce il non“.
Falso!
È una bufala!
Non vi è nulla di scientifico in questa affermazione, confutata non solo dalle neuroscienze, ma anche dalla linguistica stessa. La frase stessa deve ricorrere ad una negazione per affermare sé stessa: “la mente non percepisce il non“.
L’esempio che fanno spesso i fanta-guru (consentitemi l’ironia) è il seguente: “non pensare ad un elefante viola”. E tac… a cosa pensi magicamente? Ad un elefante viola. E quindi? Questo dimostra che è vero?
No… assolutamente no!
I fanta-guru dovrebbero sapere che la mente di cui parlano tanto, ha varie funzioni, e una tra queste è la visual imagery: la mente richiama e costruisce immagini. Ma la mente, e mi dispiace dirlo ai guru che “spacciano” solo visualizzazione e i suoi sottoprodotti, ha molte altre funzioni, tra cui la COMPRENSIONE DEI SIGNIFICATI!
Ecco che il NON, arriva alla mente sotto forma di significato, e non di immagine.
La mente percepisce benissimo il non e le negazioni, ma semplicemente li percepisce in un secondo momento e sotto forma di significato, e non di immagine.
Ma su questo bastava leggere il citatissimo Paul Watzlawick, che già negli anni 70, in cui le neruoscienze non erano avanti come oggi, affermava che “il cervello destro, siccome lavora per immagini, non recepisce il non“. Il cervello destro… non la mente. E c’è una bella diversità. La mente non è rappresentata solo da uno dei due emisferi cerebrali, né da entrambi, ma dalle funzioni, sinergiche e non di tutta la struttura cerebrale.
Se fosse vero che “la mente non percepisce il non” potremmo dire a qualcuno “Non ti amo” temendo che l’altro possa capire che l’amiamo.
Potremmo allora dire al fanta-guru spacciatore di questa pseudo-teoria “Non ti stimo proprio come formatore“, sapendo che poi lui capirà che lo stimiamo e non si arrabbierà.
Diverso, invece, è studiare la comunicazione in tutti i suoi aspetti pragmatici, compresa la sua funzione strategica, e capire come usare il linguaggio al meglio in base alla situazione.
Ed ecco che, ad esempio, da insegnante di arti marziali potrò scegliere di dire ai miei giovani allievi “cercate di mantenere l’equilibrio“, anziché dir loro “cercate di non cadere“. Mentre quando comunicherò loro le regole dell’allenamento potrò dare doppie indicazioni, positive e negative allo stesso tempo: “gli agonisti iniziano puntuali e non sono ammessi ritardi, neanche di un minuto“. Così come in alcuni casi userò solo frasi negative: è il caso di “in palestra non si fuma“.
Con questo articolo, voglio solo rimettere alcune cose al loro giusto posto: la mente ha varie funzioni, e non è il massimo concentrarsi solo su una o qualcuna di esse, ma è bene considerarle tutte. Nel linguaggio (altra funzione della mente) una semplice virgola o una breve pausa cambiano il significato della frase, figuriamoci un semplice ma forte “non”.
È ora di smetterla di “spacciare neuro-idiozie” come se fossero verità segrete conosciute da pochi eletti!
Sergio Della Sala nel suo “Le neuroscienze a scuola” scrive: “alcuni studi hanno osservato che un’informazione che contenga anche solo un vago riferimento a dati o concetti neuroscientifici ha una migliore capacità di persuasione rispetto alla stessa informazione priva di simili riferimenti” (Weisberg et al., 2008; McCabe e Castel, 2008).
Per questo consiglio a tutti noi di essere meno “neuro” e più “pratici”: bisogna stare attenti a non farsi prendere dalla “Neuro-mania” (cit. Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà), sia nel credere alle “pseudo-neuro-teorie”, sia nel diffonderle.
Lasciamo fare agli scienziati il loro lavoro. Chi si occupa di formazione, deve occuparsi di didattica, di apprendimento e di efficacia dell’apprendimento, senza inventare o diffondere idee non verificate e validate. E qualora lo fossero, è bene valutarne l’utilità, la praticità e l’applicabilità nel proprio lavoro.
Per questo il mio invito è a verificare tutto ciò che ci viene insegnato: chiedete quali sono le fonti e se vi sono ricerche scientifiche a supporto. E nel dubbio, è meglio non credere a ciò che ci viene detto. Ho conosciuto troppa gente che si arrovellava il cervello su come dire un qualcosa senza usare il non… e nel caso specifico non era per nulla funzionale!
La prossima volta che incontrate qualcuno che vi dice “la mente non percepisce il non“, voi rispondetegli “prova di dirmi la stessa frase senza usare il non“… oppure condividetegli il link a questo articolo!
È bello imparare ad usare anche i NO e i NON: vi auguro tante “buone negazioni”… usate al meglio!
Piercarlo
Interessante articolo, non vedo però riferimenti a ricerche scientifiche per verificare quanto detto 🙂
Ciao Luigi, il problema che io pongo è proprio alcuni hanno diffuso una teoria, che tale non è, senza alcuna ricerca a fondamento. Serve pubblicare una ricerca che smentisca una teoria che non ha fondamento, che non è stata validata, e che nella sua semplice affermazione si contraddice? Ad ogni modo esistono molte ricerche sulla funzione delle negazioni nella linguistica, ed in particolare nella semantica. L’unico studio congiunto condotto tra neuroscienze e linguistica che ho trovato è il seguente: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1053811908009014?via%3Dihub
In pratica il principio è il seguente: a livello sensoriale non esistono fatti percepibili negativamente, ma esistono solo fatti; non puoi “non sentire caldo”. Quindi le negazioni appartengono alla linguistica, e alla sua funzione di rappresentazione del mondo. E in quanto tale devono essere considerate per il loro valore semantico, e non sensoriale.
Grazie, fortunatamente durante la mia formazione mi è stato insegnato a evitare le negazioni per portare l’attenzione del cliente verso ciò che sta andando bene e verso il presente. L’esempio del bambino che fai è calzante. Ed è più una questione semantica linguistica e comunicativa che formativa. Se chiedo ad un mio cliente cosa crede che non funzioni nel suo rapporto di coppia mi darà degli elementi su cui lavorare e da confutare per comprendere se siano solo parte della sua realtà o delle reali dinamiche in gioco nella coppia
Sento molto spesso affermare che sia la mente inconscia a non percepire la negazione ..la mente cosciente sarebbe in grado di elaborarla mentre l’inconscio non la percepisce..ci sono degli articoli che possono chiarire questi dubbi? Quindi è solo la mente cosciente a capire la negazione?
“in palestra non si fuma”….è ben diverso da “tu non fumare”
Ho letto l articolo, mi chiedo quale tipo di disturbo può creare se uno crede alla favoletta del “non”… Se funziona e porta la persona a vedere le cose da prospettive diverse dove sta il problema? Non capisco l astio e il giudizio nella mia vita, sarà per questo che forse credo più a uno che non giudica piuttosto a uno che spara sentenze in nome di una scienza che spesso in passato ha detto tutto e il contrario di tutto.