La responsabilità nelle relazioni.
È una vita che, più o meno consapevolmente, mi occupo di relazioni. Sono il figlio minore di tre: le mie due sorelle maggiori (una nata dieci e l’altra otto anni e mezzo prima di me) sono state una vera e propria palestra di relazioni. Quasi quotidianamente si confrontavano, prevalentemente con nostra madre, circa i problemi che potevano vivere insieme ai loro fidanzatini prima, mariti poi, e adesso figli. Sono sempre rimasto immerso nei loro discorsi, negli scambi che l’una aveva con l’altra e, crescendo, riflettevo su quello che mi sarei augurato nella mia vita.
Non credo di vivere soltanto rapporti perfetti, ma senz’altro so che tutti sono perfettibili, se lo desidero. Per quel che mi riguarda credo che ogni rapporto possa e debba essere curato, coccolato, nutrito, aggiustato e vissuto. Non credo nei rapporti “perfetti per natura”; non credo nelle “anime gemelle” che non devono far altro che incontrarsi e tutto filerà liscio perché qualcosa è scritto nel loro destino, o nel loro DNA se preferisci…
Credo invece che ognuno abbia il diritto e dovere di prendersi cura delle proprie relazioni, visto che la vita È relazione!
Quali sono i legami più importanti per me in questo periodo della mia vita? Senz’altro quelli che mi legano alla mia compagna di viaggio Claudia, ai miei famigliari più stretti (genitori, sorelle, nipotini – ben sette! – cugini, nonna, zii e cognati), ai miei amici (anche se la mia compagnia si sta evolvendo parecchio in questo periodo) e ai miei colleghi di lavoro. Al fianco di queste relazioni profonde, metto anche i rapporti che mi coinvolgono con coloro che incontro anche soltanto una volta, durante la mia vita personale e professionale.
Mi piace occuparmi di rapporti interpersonali e, forse, questo è l’aspetto del mio lavoro che mi appassiona e stimola di più: potermi dedicare professionalmente a qualcosa di cui godo anche nella vita di tutti i giorni, per me non ha prezzo.
Adesso ti rivelo il mio piccolo grande segreto che, da circa sei anni a questa parte, mi permette di vivere con grande soddisfazione le mie relazioni; si riassume in una parola: RESPONSABILITÀ.
Arrivo fra un paio di righe a spiegarti cosa intendo per “responsabilità”, prima però voglio farti una domanda: cosa pensi quando ti trovi di fronte ad un rapporto che non funziona come ti auguri? Immagina per esempio di essere stato/a deluso/a da un/a collega… cosa ti dici quando rifletti sulla vostra situazione?
Dalla mia esperienza professionale (ma anche personale) ho notato che la stragrande maggioranza dei problemi relazionali deriva da un meccanismo tanto semplice quanto dannoso, che scatta in automatico ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad un rapporto che non funziona. Attribuire all’altra parte in gioco (il nostro partner, il capo, i colleghi, gli studenti, l’età dei figli, ecc.) la responsabilità di quello che accade nel rapporto, rende pressoché impossibile sbrogliare la situazione e sperare di poter cominciare a vivere con più soddisfazione il legame in questione. Lo ripeto: spessissimo si dà per scontato che siano gli ALTRI a sbagliare, a non rendere possibile che il rapporto cresca, a non impegnarsi come dovrebbero perché le cose vadano meglio. Dalla mia esperienza, posso affermare che è proprio questo nostro modo di pensare che non permette al rapporto di evolversi.
Sai qual è l’unico aspetto di una relazione che possiamo migliorare? NOI STESSI, punto. Nient’altro! C’è un adagio buddista che recita: “Se vuoi davvero problemi, allora comincia a cambiare un’altra persona”… è proprio questo: hai mai avuto la sensazione che qualcuno volesse cambiarti? A me è capitato (e capita ancora) e devo dire che non è stata una bella sensazione. Pensaci: quando ci si intrufola in testa l’idea di voler cambiare l’altro (che secondo noi dovrebbe smettere di comportarsi in un certo modo, oppure cominciare a fare qualcos’altro, o modificare il suo atteggiamento, ecc.), stiamo in realtà minando il rapporto, lo stiamo peggiorando… Per migliorare la relazione, la peggioriamo.
L’ideale sarebbe che tutte le persone coinvolte in un rapporto che non funziona leggano quello che ho scritto: intendo dire che di certo anche gli ALTRI avranno molto da migliorare, ma ciò non vuol dire che questo ci riguardi. Anche se un giudice esterno e completamente imparziale valutasse che la nostra responsabilità incide solo in minima parte sul bilancio della relazione, pensiamo comunque alla nostra “fetta di responsabilità”: è l’unica sulla quale abbiamo il potere di agire.
Non vuol dire che avere questo atteggiamento RESPONS-ABILE basti a migliorare le nostre relazioni, ma di certo è il primo passo da compiere verso quello che ci auguriamo. Un passo non sufficiente forse, ma senz’altro necessario.
Ecco cosa puoi cominciare da subito a fare quando ti trovi in difficoltà con qualcuno: CHIEDITI “Cosa posso cominciare a fare/dire/pensare/credere per migliorare questo rapporto? Cosa posso smettere di fare/dire/pensare/credere? Cosa posso fare/dire/pensare/credere in modo diverso?”
Metti alla prova quello che ti ho appena consigliato e fammi sapere com’è andata…
Ti saluto con un sorriso,
Alberto
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