
Dalla generosità didattica alla didattica della generosità
In FYM amiamo ideare ed inventare modelli (pratici), strumenti, costrutti e trasformarli in comportamenti concreti e abitudini.
Un’abitudine che molti ci riconoscono, e a cui siamo molto affezionati, è quella di essere molto generosi nella didattica.
Da qui nasce il costrutto di “generosità didattica”: l’idea per cui un docente deve donare sé stesso e tutto il suo sapere e saper fare, senza filtri e senza timori.
Ma come si traduce, concretamente, quest’idea della generosità didattica?
Esploriamola insieme con esempi pratici e concreti, che molti dei nostri corsisti vivono nella nostra formazione e nella nostra Scuola di Coaching.
1 – Generosità nel condividere saperi e conoscenze
Un docente è generoso se condivide ciò che sa senza porre troppi limiti. Nei corsi sono frequenti i “presunti” limiti legati alla propedeuticità, agli argomenti e ai tempi della didattica.
Un esempio pratico: se in un nostro laboratorio di pratica di coaching ci pongono una domanda su aspetti teorici, noi rispondiamo apertamente e con voglia di condividere e trasmettere, senza fermarci al semplicistico “qui si fa solo pratica, la teoria la facciamo nei corsi”. E, allo stesso modo, se una persona si iscrive ad un corso sul Problem Solving e ci rivolge una domanda sulla Comunicazione o sui Protocolli di Coaching, pur evidenziando che siamo fuori argomento, i nostri docenti rispondono apertamente, con generosità.
E se riceviamo una domanda a ridosso della fine di un corso? Generosamente rispondiamo.
2 – Generosità nel condividere la pratica
Possiamo parlare di generosità didattica se, e solo se, si condivide anche la pratica. In qualsiasi ambito. Molti lo chiamano affiancamento, ed è la disponibilità nel mostrare, a chi apprende, cosa fare e come farlo. Il vero apprendimento passa attraverso l’osservazione e la pratica supervisionata. In tutti i mestieri. Tutti.
Prima vedi fare, poi provi a fare, spesso sbagliando, ma ricevendo correzioni, e poi inizi a fare bene.
Non c’è altra via.
E questa generosità è fondamentale per trasmettere.
Noi ti facciamo vedere come facciamo coaching, in diretta durante le sessioni, o in differita consentendo l’accesso alle registrazioni delle sessioni.
Così come nella formazione aziendale portiamo in affiancamento con noi corsisti o aspiranti formatori.
E condividiamo materiali, tecniche, contenuti, best practice, strumenti, esercizi… senza filtri.
Ovviamente sottolineiamo l’importanza di citare le fonti (così come noi citiamo le nostre)… ma senza limitare la condivisione del nostro saper fare.
Negare la pratica, a nostro avviso, non è solo mancanza di generosità, ma è anche, molto spesso, vera e propria mancanza di didattica.
3 – Generosità nel condividere errori ed esperienza
Oltre al condividere ciò che sappiamo e ciò che sappiamo fare, mostrandolo apertamente, c’è un livello successivo: la condivisione dei propri errori, delle proprie azioni correttive e delle proprie esperienze.
L’errore è fonte di apprendimento e di crescita. E chi impara deve commettere degli errori, ma con una guida capace di supportarlo nell’affrontare l’errore e superarlo. Ma non solo. Chi insegna deve condividere i suoi errori passati e i suoi errori attuali, proprio per mostrare come si affronta l’errore, anche dopo anni di esperienza.
Per questo motivo, ad esempio, tutti i nostri docenti della Scuola Coaching se commettono errori durante la pratica su casi reali, quasi gioiscono, perché hanno tre grandi opportunità:
a – migliorarsi;
b – mostrare come si affronta l’errore;
c – mostrare come si accoglie un feedback mettendosi in discussione.
Personalmente sono orgoglioso del fatto che chi diventa coach con noi di FYM, mi abbia visto sbagliare su casi reali di coaching. Ovviamente mi ha visto anche fare bene (me lo auguro ^_^) … ma in questo far bene ci deve essere anche qualche errore, che generosamente viene condiviso, rilevato e affrontato. Altrimenti continuiamo a nasconderci dietro la falsa idea del “maestro perfetto”. Un maestro, secondo noi, deve mostrare anche come sbaglia, come recupera gli errori e come impara, sempre, da chiunque e comunque.
4 – Generosità nel condividere novità e aggiornamenti
C’è infine un quarto fattore che caratterizza la generosità didattica: la condivisione degli aggiornamenti e delle novità.
I docenti e i coach di alto profilo si aggiornano continuamente.
Ma non solo: cercano, ricercano, creano, si confrontano tra loro…
E i risultati delle loro ricerche vengono generosamente condivisi.
Vi faccio un paio di esempi.
Qualche mese fa durante una sessione di coaching ho usato una tecnica creata da me sul momento, basta sullo stratagemma “creare dal nulla” del modello strategico, e l’ho chiamata “tecnica delle due fotografie”. Dopo qualche sperimentazione molto efficace l’ho subito condivisa con i colleghi Monica, Valentina e Alberto… e dopo un loro riscontro positivo, abbiamo iniziato anche a condividerla all’interno della Scuola Coaching, con gli altri coach e i corsisti.
Altro esempio è, nella nostra Scuola, la possibilità di rifrequentare gratuitamente e a vita i corsi: questo permette di ricevere aggiornamenti, novità e innovazioni di contenuto e di metodo.
Ovviamente tutta questa generosità deve essere alimentata da alcuni “motori”.
Il primo è il motore della PASSIONE. Senza passione non ci può essere generosità, ancor meno didattica. Se tutto è uno “scambio” e una “monetizzazione”, ovviamente non ci può essere generosità.
Il secondo motore è l’ONESTÀ INTELLETTUALE, di chi si mette in gioco e in discussione, di chi si percepisce capace e preparato, ma non infallibile… e che con molta umiltà ed onestà intellettuale mette a disposizione le proprie conoscenze, le proprie capacità, ma anche i propri errori e i propri processi di apprendimento e di evoluzione, personali e professionali, senza cadere nella trappola di chi deve dimostrare di non sbagliare mai, né in quella dell’impostore.
Il terzo motore, che può sembrare strano e paradossale, è un SANO EGOISMO. Eh sì… se sono didatticamente generoso formerò bravi coach e bravi formatori, che impareranno da me cosa e come fare, ma che poi potranno diventare per me dei pari da cui apprendere a mia volta. Se il mio terreno didattico è fertile, le piante che sceglieranno il mio terreno produrranno molto… e molti dei loro “frutti” cadranno sul mio terreno arricchendolo ancor di più…
Ecco che la generosità alimenta uno scambio reciproco, permettendo di attivare un circolo virtuoso: dalla generosità didattica alla didattica della generosità!
Buona generosità didattica!
Piercarlo

