“Chi sa fare fa. Chi non sa fare insegna”.
Legge di H.L. Mencken
Così recita la Legge di H.L. Mencken nel famoso libro “La legge di Murphy” di Arthur Bloch.
E a volte è così. Quante volte chi non crede nella propria capacità di produrre ed essere produttivo/a sceglie la strada dell’insegnamento?
Ma oltre questo luogo comune, per non dire vero e proprio pregiudizio su chi insegna, c’è anche qualche altro aspetto spesso trascurato.
Primi fra tutti i fattori passione e vocazione.
Passione perché per formare bisogna formarsi continuamente, almeno nella maggior parte dei casi. E un’azione continua di apprendimento e auto-formazione può essere alimentata solo da una fortissima passione e da un’insaziabile curiosità. Passione e curiosità che si auto-alimentano, perché nel formarsi si scoprono cose nuove che non si conoscono… e nel cercare di conoscere quest’ultime, se ne trovano altre di sconosciute… e così via, in un’incessante aumentare la vastità della propria ignoranza proprio nel cercare di ridurla.
Nel libro “Il paradosso dell’ignoranza” (di A. Sgobba) viene usata un’analogia usata da Goethe nel suo famoso paradosso della sfera: la conoscenza è come una sfera e la consapevolezza della propria ignoranza è la superficie di questa sfera. Più cresce la conoscenza, più si sviluppa il volume della nostra “sfera della conoscenza” e più, paradossalmente, aumenta anche la superficie della nostra ignoranza. Più aumenta il “noto” e più aumenta il contatto con il “non noto”.
Ecco che in questa bellissima chiave di lettura un formatore può essere visto come chi accresce il proprio sapere o come chi diventa sempre più consapevole della propria ignoranza, stimolando gli altri a far lo stesso: accrescere il proprio sapere affrontando la sfida dell’aumentare il non-sapere, con tutto quello che ne consegue: frustrazione, sensazione di dover e voler sapere e fare sempre di più, etc…
E per aumentare la superficie della propria ignoranza serve passione… tanta passione!
Poi c’è il fattore vocazione: formare vuol dire servire e non, come molti pensano, essere serviti.
Il formatore puro (lascio a voi dare significato al concetto di purezza) è un umile servitore: non è solo al servizio della conoscenza, ma è, soprattutto, al servizio dei suoi studenti e di chiunque voglia apprendere.
Si impegna per gli altri, sapendo che il successo del suo insegnamento è misurabile dal successo dell’apprendimento altrui.
Spesso amiamo sostenere che è bene dirsi, provocatoriamente, che l’insegnamento non esiste: esiste solo l’apprendimento e il formatore è un facilitatore dell’apprendimento altrui.
E per facilitare l’apprendimento altrui un formatore eccellente deve sfidare continuamente sé stesso: studia come far studiare, apprende come far apprendere e si mette in gioco al 100%, come un umile servitore
Ovviamente, ma come in tutte le professioni, c’è anche chi insegna perché è semplicemente il “suo posto di lavoro” o chi lo fa solamente per soldi. Ma non siamo qui a fare valutazioni di questo tipo. In ogni professione ci possono essere approcci differenti. L’eccellenza, invece, ha dei comuni denominatori, e nella formazione questi sono, secondo me, passione e vocazione.
Esistono formatori che guardano solo la lavagna (come nell’immagine che ho scelto per il post) magari crogiolandosi del proprio sapere (o credere di sapere), formatori che guardano solo al portafogli degli studenti (o allo stipendio a fine mese)… e poi ci sono i formatori che guardano dentro i propri studenti, supportandoli nel guardarsi dentro e intorno con l’obiettivo di apprendere e di imparare ad apprendere sempre di più e nella massima autonomia.
E per guardare nelle anime di chi apprende, secondo me, serve passione e vocazione…
E ancor più serve per condividere con i propri studenti i propri processi di apprendimento…
C’è una cosa che Arthur Bloch non dice nel suo bellissimo ed esilarante libro “La legge di Murphy”: l’insegnare è un vero e proprio fare… e non tutti quelli che sanno fare sanno insegnare.
Come diceva quasi 2000 anni fa Plutarco: “Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”…
Per insegnare bene, a qualsiasi livello, serve passione e vocazione…
Buona passione a tutti!
Piercarlo
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Leggi anche “Un nuovo modello sui livelli dell’apprendimento”
Grazie Piercarlo,
il tuo pensiero è illuminante e il massimo è avere degli allievi appassionati.
Antonio
È un piacere leggerti, come è un piacere attingere alle tante informazioni, aneddoti, citazioni, segnalaziini di libri contenuti nei tuoi articoli.
Ti riconosco una costante, limpida coerenza tra il tuo dire e il tuo fare.
Fai nascere nuove e continue riflessioni che portano ad altrettante moltecipli chiavi di lettura😊
Il tutto aumenta le prospettive,
grazie del tuo contribuire e condividere 😊