Siamo sicuri che esista l’insegnamento?
Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo.
Lo puoi solo aiutare a scoprirla dentro di sé.”Galileo Galilei
Mi occupo di formazione da anni e quando qualcuno, che non conosce il mio lavoro, cerca di comprenderlo spesso mi dice “Quindi sei un insegnante?”
Di solito rispondo che in realtà non sono un insegnante, ma che sono uno studente, che non mi occupo di insegnamento, ma di apprendimento.
E secondo me c’è una grandissima differenza.
A volte scelgo anche di dire con forza che l’insegnamento non esiste, e che esiste solo l’apprendimento.
Questo atteggiamento e questo approccio sono veramente utili per chi svolge quei ruoli con la parvenza di docenza. C’è chi dice che un vero maestro non si vede da quanti studenti abbia, ma da quanti maestri riesce a formare. Questo presuppone che il massimo livello della docenza sia l’abbattimento della distanza tra docente e discente. Anzi, il miglior docente non solo è colui che si fa raggiungere, ma che si fa anche superare dai propri allievi. Ancora una volta, anche linguisticamente, ci troviamo di fronte ad un processo di separazione, con termini che riportano all’antagonismo.
Credo che sia importante fare un salto quantico e spostare l’attenzione sull’obiettivo comune che ci può essere tra chi insegna e chi apprende: l’apprendimento. Trovare modi migliori di insegnare è diverso dal trovare modi migliori di stimolare e facilitare l’apprendimento. Ecco che la figura del docente diventa quella di facilitatore dell’apprendimento.
Un ulteriore salto quantico potrebbe essere il semplice considerarsi tutti studenti. Dopotutto condividiamo tutti insieme un unico percorso di apprendimento chiamato VITA. In questo modo ognuno, anziché pre-occuparsi dell’insegnamento, si occupa del proprio apprendimento, della propria crescita e della propria formazione. Non si perde il ruolo… anzi, in questo modo si GUIDA con l’ESEMPIO!
Ho conosciuto insegnati, docenti e formatori che quasi si vergognano ad imparare di fronte ai propri allievi. Ho conosciuto professionisti della docenza che avevano grosse difficoltà a dire “non lo so”, o che si sentivano continuamente sotto esame nel momento in cui le proprie competenze entravano in gioco. Otto anni fa decisi di migliorare il mio inglese andando una volta al mese a Londra, e ricordo ancora quando una volta conobbi un’insegnante di inglese delle medie superiori che si rifiutò di parlare in inglese con me. Probabilmente lei si sentiva sotto esame… mentre io ero solamente entusiasta del poter parlare una nuova lingua.
Cosa si può trasmettere in questo modo? Forse la paura di essere giudicati e valutati continuamente, il volersi nascondere dietro i titoli, e in qualche caso qualche regola di grammatica. Ma non riusciremo mai a trasmettere l’ENTUSIASMO e la PASSIONE dell’apprendimento, il coinvolgimento verso il sapere e lo scoprire cose nuove.
Troppo spesso sento dire “già lo so”, quasi come un volersi proteggere dall’essere definiti ignoranti. E poi magari la stessa persona qualche minuto dopo ti cita Socrate con il suo celebre
“So di non sapere”.
Ecco che secondo me l’obiettivo di chi dovrebbe “docere” dovrebbe essere solo quello di apprendere, di condividere quanto appreso e di condividere l’entusiasmo per le nuove scoperte. Spesso coinvolgo i miei collaboratori diretti in nuove attività di formazione, in nuovi corsi, condividiamo quanto letto… e in alcuni casi ci diciamo apertamente che forse dovremmo studiare uno specifico argomento.
Non ci preoccupiamo di dare sfoggio a ciò che sappiamo e ci occupiamo di apprendere quello che non sappiamo. Questo presuppone che la persona sia ben centrata, equilibrata emotivamente, libera dall’influenza dei giudizi altrui, ma capace di ascoltare, di ricevere feedback con un autentico interesse e con focus sul proprio continuo miglioramento personale.
Insegnare/apprendere secondo me è come salire su una scala. Ogni gradino è un nuovo livello di conoscenza e di consapevolezza. Vengono definiti “docenti” coloro che coraggiosamente sono disposti a riscendere la propria scala per poter guidare altri nella propria salita. Spesso però, con le migliori intenzioni, preoccupandosi eccessivamente della salita altrui, cercano di guidare gli altri spingendoli da sotto la scala, o guidandoli dall’alto ma volgendo lo sguardo a loro: in questo modo cercano di risalire la scala all’indietro… difficile, faticoso e in alcuni casi “acrobatico” (per non dire impossibile). Altri, addirittura, si limitano a dire di esser già saliti, e pretendono che gli altri salgano e basta.
Invece il docente che non insegna ma che continua ad apprendere e a focalizzarsi sull’apprendimento altrui, dopo la sua discesa, si occupa della propria risalita, considerandola come una nuova esperienza di apprendimento. Condivide con gli “studenti” quello che di nuovo sta scoprendo, in aggiunta a quello che aveva scoperto nelle precedenti ascensioni. Anziché dire “sali qui con me”, condivide la propria crescita emotiva nel salire… condivide il panorama che si può godere dal gradino superiore, e lo fa in modo autentico, coinvolto, in modo da coinvolgere anche gli altri, stimolando in loro il desiderio di sperimentare le stesse sensazioni.
L’estate scorsa a Los Angeles incontrai un gruppo di giovani italiani che studiavano inglese, entusiasti. Avevano un’insegnante che consigliava loro di “rimorchiare” gente del posto per poter imparare l’inglese, ed era lei la prima a parlare con chiunque. Straordinario: un insegnante che condivideva il proprio entusiasmo per l’apprendimento, sempre pronta ad imparare cose nuove, e attenta a condividere ogni passo e le emozioni di ogni passo sulla propria scala evolutiva.
Buona “Salita” e Buon Apprendimento a tutti NOI.
Piercarlo
Come docente e formatrice anche di docenti, mi riconosco nella assoluta imprenscindibile necessità di vivere l’emozione dell’ imparare. Per me, Insegnare è apprendere: si veda il mio Insegnare per …apprendere, Erickson Live, 2010 dedicato al meraviglioso lavoro, ogni giorno, ad ogni lezione di chi insegna.
Fantastico!!!!
Bellissimo articolo!!!!!! Il “so di non sapere” è indice di saggezza e dovrebbe essere il vademecum di ogni insegnante o che si presume tale.
[…] articolo scritto dal mio amico e collega Piercarlo Romeo, sul tema dell’apprendimento (clicca qui o sull’immagine a destra per […]