Quanto è importante introdurre il concetto di eleganza in azienda?
Da decenni si parla di efficacia e di efficienza.
Per efficacia, lo sappiamo, si intende la capacità di raggiungere un obiettivo prefissato.
Di conseguenza, qualsiasi sforzo che non raggiunge l’obiettivo, risulta inefficace.
Esistono comunque tanti tipi di efficacia e con diversi livelli di misurabilità.
Se ad esempio il mio obiettivo aziendale fosse fatturare un milione di euro, fatturando 900.000€ potrei dire di aver raggiunto il 90% del mio obiettivo e definirmi parzialmente efficace.
Se invece fosse assegnato un premio al raggiungimento del milione di euro, fatturando 950.000€ non avrei diritto al premio: in relazione a quest’ultimo obiettivo non sarei stato efficace. Potrei quindi di aver raggiunto lo 0% dell’obiettivo.
Ma al concetto di efficacia, che è cruciale ed elemento guida, negli anni si è aggiunto il principio di efficienza.
L’efficienza è la capacità di essere efficaci con il minor impiego di sforzi e di risorse possibile. Quindi l’efficienza ha a che fare con la qualità delle azioni e delle attività.
Ad esempio, potrei raggiungere l’obiettivo di fatturare un milione di euro impiegando 5 collaboratori oppure impiegandone 7. La prima opzione è più efficiente in quanto massimizza gli sforzi e riduce gli investimenti.
Ovviamente ha senso parlare di efficienza solo se c’è efficacia, che in teoria dovrebbe guidare le principali scelte strategiche.
Da più di 8 anni FYM promuove un altro concetto: quello di eleganza.
In questo caso l’eleganza non fa riferimento al modo di vestire, né tantomeno allo stile dell’auto con la quale ci spostiamo. La nostra idea di eleganza è più pratica e, nel modello che abbiamo sviluppato, la identifichiamo con il maggiori livello di gradimento per il maggior numero di persone coinvolte in un processo, le quali dovranno ovviamente rappresentare il nostro target di riferimento.
Il concetto di eleganza, come quello di efficacia e di efficienza, influenza ed è influenzato da vari fattori, la maggior parte dei quali sono comportamentali.
Il principio di eleganza si concentra sulle esperienze che vivono tutte le persone coinvolte nel nostro processo aziendale: parleremo quindi di eleganza interna (quella coinvolge i collaboratori) e di eleganza esterna (che coinvolge clienti, fornitori e mercati di riferimento).
Ma facciamo qualche esempio pratico: andando al ristorante ci sarà capitato di notare qualche cameriere più disponibile e sorridente di altri. Questi comportamenti lo rendono comunicativamente e relazionalmente più “elegante”. Ma poi ci sono quei camerieri che eccedono in simpatia e confidenza, andando oltre le regole del buon senso comune. Ecco che questa scelta risulterà poco elegante.
Chiedere ai collaboratori di fare sforzi straordinari e poi non riconoscer loro alcun premio o alcuno straordinario è poco elegante, così come inviare messaggi di lavoro in orari notturni o nei giorni di festa.
Ecco che il principio di eleganza, affiancato al principio di efficacia e di efficienza, può (e dovrebbe) rappresentare un elemento guida delle scelte aziendali.
In azienda sarebbe importante lavorare su una comunicazione interna elegante, su una leadership elegante, sull’eleganza manageriale, sull’eleganza nei piani di comunicazione esterna, fino ad arrivare all’eleganza dei processi interni, a quella espressa sui social, nelle email, nei comunicati stampa e nei video.
L’eleganza diventa così un principio guida che permette di distinguersi, di aumentare la propria efficacia ed efficienza e di puntare a trasformare la propria azienda in un’AZIENDA ELEGANTE.
E proprio sull’idea di AZIENDA ELEGANTE stiamo scrivendo un libro, che ci auguriamo di pubblicare quanto prima. Nel frattempo continuiamo ad erogare i nostri corsi sull’eleganza aziendale, in modo da avere nuovi spunti e idee su cui continuare a scrivere.
Non mi resta che augurare a tutti noi “buona eleganza”!
Piercarlo
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