Quanto sono importanti gli accordi nei servizi di Coaching? E quanti tipi di accordi esistono e bisogna fare? Scopriamolo insieme…
I servizi di Coaching si basano sul patto di Coaching: un accordo chiaro ed esplicito che deve essere stipulato tra un professionista (Coach) e un cliente (Coachee).
Il concetto di “patto di Coaching” è stato inserito anche nella norma UNI 11601 – “Definizione, classificazione, caratteristiche e requisiti del servizio (di Coaching)” che è stata pubblicata a novembre 2015.
La norma UNI 11601, al punto 6.1, stabilisce che il patto di coaching deve chiarire ed esplicitare alcuni aspetti al Coachee (e/o alla committenza), ed in particolare:
- a) fornire al coachee informazioni relative alle caratteristiche del servizio di coaching e alla relazione di coaching (per esempio, definizione di riferimento di coaching, ruoli, responsabilità, confini e distinzione con altri servizi);
- b) esplicitare, condividere e formalizzare i principi etici connessi al servizio, le regole di condotta professionale, le regole di riservatezza nel trattamento dei dati, le regole di riservatezza definite nell’offerta;
- c) fornire al coachee informazioni relative alla propria esperienza professionale. In particolare: formazione, modello(i) di coaching, metodi e tecniche di riferimento, esperienze di mentoring, supervisione;
- d) raccogliere informazioni, esplorare e condividere motivazioni, bisogni, desideri, livelli di impegno, aspettative e risultati attesi dal coachee; situazione attuale, ruolo e contesto di riferimento;
- e) esplicitare e condividere il contenuto tecnico del servizio di coaching offerto: finalità, organizzazione delle sessioni, modalità di comunicazione durante la singola sessione e fra le sessioni, criteri di valutazione dei risultati.
Quindi basta il contratto di Coaching?
Questo vuole dire che oltre al “classico contratto di Coaching”, il patto deve prevedere una serie di aspetti che devono essere chiariti fin da subito.
Per questo, noi consigliamo di produrre un patto di Coaching che dia evidenza del fatto che siano state seguite le seguente procedure e presi i seguenti accordi:
- spiegare al cliente cosa è il coaching e spiegare bene le differenze con altre tipologie di intervento, ed in particolare le differenze con il counseling, la consulenza psicologica, la psicoterapia, la consulenza e la formazione;
- far firmare il trattamento ai dati personali e spiegare l’uso che verrà fatto dei dati; noi ad esempio, video-registriamo i video e gli audio di ogni sessione di coaching, e all’inizio di ogni sessione lo dichiariamo chiedendo al cliente il consenso e spiegandogli che le registrazioni servono per finalità di supervisione, monitoraggio della qualità e fini didattici interni alla Scuola Coaching;
- dar visibilità del proprio curriculum vitae, spiegare quali sono i modelli di riferimento e qual è l’attuale esperienza acquisita;
- spiegare bene quali sono le tariffe e le modalità di applicazione. Ad esempio, molti coach lavorano su base oraria. Noi, invece, lavoriamo a sessione, sapendo che quest’ultima può durare 8 minuti o un’ora e 45 minuti (queste diversità succedono spesso e nella nostra piattaforma di raccolta delle sessioni pubblicabili ci sono i video);
- prendere chiari accordi (e rispettarli) sulla possibilità di condividere con il cliente le registrazioni delle sessioni o eventuali report (noi ad esempio usiamo il DIARIO DI COACHING come strumento di reportistica e documentazione del caso);
- concordare i flussi di comunicazione. Io, ad esempio, dichiaro da subito ai miei clienti che dovranno essere loro ad occuparsi e preoccuparsi di fissare le sessioni e di comunicare variazioni e difficoltà. A volte specifico anche che la comunicazione diretta tra una sessione e l’altra ci deve essere solo in caso di necessità. Così come dichiaro apertamente che non rispondo a sms e whatsapp di notte, nei festivi e quando sono occupato. Ci sono ovviamente eccezioni (ad esempio atleti nazionali in gara), ma queste linee guida è bene condividerle fin da subito;
- definire fin da subito i livelli di responsabilità individuale e chiarire che il massimo obiettivo del coaching è l’autonomia del coachee nello sviluppo della performance desiderata. In pratica l’obiettivo del Coach è di rendersi progressivamente inutile, definendo fin da subito il fatto che l’intervento non è una consulenza a vita!
- concordare fin da subito la volontarietà del servizio da entrambe le parti, il che permette di interrompere il percorso di coaching in qualsiasi momento da parte del cliente e del coach.
Rinnovare gli accordi…
Gli accordi devono essere rivisti, aggiornati e riconfermati puntualmente e continuamente, specie nei percorsi che richiedono tempo. Ad esempio, nel supporto ad un atleta olimpico che richiede un percorso di qualche anno, l’accordo dovrebbe essere rivisto, aggiornato e riconfermato con una frequenza almeno semestrale. In percorsi medio-lunghi è importante prendere accordi anche sul feedback reciproco, che diventa strumento di miglioramento della relazione e della personalizzazione del servizio.
Mi auguro che sia passato il messaggio che il “patto di coaching” non è un semplice contrattino firmato da entrambe le parti, ma molto di più, e che spesso è fondamento di una buona riuscita del percorso di coaching stesso.
Buon coaching!
Piercarlo