Attenzione a chi ti dice di non volerti influenzare!
Qualche tempo fa ho avuto un simpatico confronto con un coach professionista che proviene da un orientamento diverso dal nostro.
Amo i confronti, soprattutto se rispettosi, trasparenti, sinceri, diretti e svolti con eleganza comportamentale.
Ad un certo punto del confronto, il coach mi dice “sai, il vostro modello (il modello strategico del prof. Giorgio Nardone) però tende ad influenzare e a persuadere il cliente/coachee, mentre il coaching è neutro. Quindi il modello strategico non è coaching“.
Non sapevo se ridere o piangere.
Ridere per la sfida ricevuta.
Piangere per l’ignoranza (ma forse sarebbe meglio dire “falsa conoscenza”) del mio interlocutore.
Ho cercato di spiegargli che è impossibile non influenzare e che qualsiasi nostro atto comunicativo influenza gli altri e gli atti altrui influenzano noi.
Ma lui insisteva, con una nota di superiorità, che lui e il suo modello sono “neutri”.
Ma è sostenibile tale posizione? È realistica?
Watzlawick, nel suo “Il linguaggio del cambiamento” (1977), definiva questa posizione come una “credenza cieca nell’utopia che la convivenza umana sia possibile senza che gli individui esercitino l’uno sull’altro una qualsiasi influenza […] da questo presupposto si deducono poi forme […] trasudanti pseudo-onestà, cui comun denominatore è l’asserzione di essere libere da ogni manipolazione“.
Eppure, questo coach nei suoi corsi cita spesso il famoso “Pragmatica della comunicazione umana” (1967), e i suoi cinque assiomi. Chissà se lo ha mai letto. E se lo ha letto, chissà se lo ha compreso. E se lo ha compreso, chissà se lo ha mai applicato.
Paul Watzlawick continua scrivendo: “Non è possibile non influenzare. È dunque assurdo chiedersi come evitare l’influenza e la manipolazione; ci rimane solo da decidere, e non ne siamo mai dispensati, come questa legge fondamentale della comunicazione umana possa essere usata nel modo più responsabile, umano, eticamente corretto ed efficace“.
Il coach (o sedicente tale) in questione sosteneva di non influenzare minimamente i propri clienti.
È possibile? È credibile?
Semplificando, potremmo dire che dopotutto un cliente si rivolge ad un coach per essere influenzato (in direzione degli obiettivi e delle performance desiderate).
Accettare fin da subito che non è possibile non influenzare, ci permette di essere intellettualmente onesti con noi stessi e con gli altri, anziché simulare la parte di chi, dicendo di non voler influenzare, in realtà sta già influenzando.
Altrimenti i casi sono due:
1 – chi dicendo “io non influenzo / io non voglio influenzare” non sa che in realtà sta già influenzando; in questo caso, molto probabilmente, il profilo professionale del coach è molto basso in quanto ignora leggi fondamentali della comunicazione umana e delle dinamiche relazionali; come quei coach e quei formatori che ancora sostengono che la comunicazione umana è al 7% verbale, al 38% para-verbale e 55% non verbale: divulgano uno studio (Mehrabian) in modo errato e male interpretato; in questi casi siamo di fronte a coach pseudo-preparati;
2 – chi dicendo “io non influenzo / io non voglio influenzare” lo fa per influenzare volutamente e in modo manipolatorio; in questo caso, molto probabilmente, siamo di fronte ad un atteggiamento intellettualmente disonesto.
Allo stesso modo, anche chi sostiene di non essere influenzato o influenzabile, non si rende conto di essere influenzato dal concetto stesso di influenza al punto tale da doversi dichiarare come “immune dalle influenze”: un sottile e pericoloso autoinganno.
“Esistere significa giocare un ruolo”
Heinz Burger
E quindi, cosa è bene fare?
Nulla, bisogna semplicemente giocare a carte scoperte. Non c’è nulla di male nel dire che vogliamo influenzare, che cerchiamo di gestire le influenze altrui e di gestire noi stessi “nuotando” tra le onde delle influenze che riceviamo.
Anche questo articolo vuole influenzare: voglio far percepire che siamo preparati (almeno spero), che siamo appassionati e che siamo una scuola di coaching e una società di formazione affidabile e onesta.
Mi auguro di averti influenzato… positivamente!
Buona influenza…
Piercarlo