Scuola Coaching? Che scelta difficile!
So che una Scuola Coaching che scrive un articolo su come scegliere una Scuola Coaching è un paradosso. Sarebbe come chiedere ad un ristoratore in quale ristorante andare a mangiare: ovviamente vi consiglierà il proprio!
Ma ho deciso di scrivere comunque questo articolo, cercando di essere il più imparziale possibile.
Come scegliere una Scuola Coaching?
Ovviamente i parametri possono essere molti, e sicuramente influenzati anche da fattori individuali, quali le possibilità di investimento personale (economico e di tempo), la distanza da casa, etc…
Ad ogni modo, in questa mia valutazione non terrò conto di quelle che poi saranno invece le valutazioni personali che ognuno di noi fa ogni volta che deve compiere una scelta, comprese le “sensazioni a pelle”.
Fatte queste premesse, il primo fattore di valutazione di una Scuola Coaching, secondo me, deve essere il MODELLO di COACHING che la scuola insegna e trasmette.
Purtroppo, o per fortuna, non esiste un solo modello di Coaching; ne esistono di svariati, ed ogni giorno qualcuno se ne inventa uno nuovo (più o meno efficace). Noi stessi (mea culpa) agli inizi della nostra attività abbiamo ideato un nostro modello di Coaching. Ma negli anni ci siamo resi conto che era il frutto di una bellissima spinta creativa, ma che basava le proprie fondamenta sul bisogno di distinguersi, differenziarsi ed essere originali, e non sul principio di usare strumenti efficaci e comprovati. Per questo motivo, personalmente e come squadra, abbiamo poi cercato modelli di Coaching EFFICACI e COMPROVATI, soprattutto sulla base di ricerche scientifiche depositate e basate sull’evidenza. Ricordo ancora quanto ci rimasi male, circa 8 anni fa, quando scoprii che la disciplina che studiavo da 11 anni (dal 1998), seppur nata in ambito accademico, non aveva prodotto ancora nessuna ricerca standardizzata e validata secondo la metodologia della ricerca scientifica. Fu così che rimasi deluso dalla PNL. Quando contattate una Scuola Coaching, chiedete apertamente quale sia il modello di riferimento, e fatevi dare indicazioni su eventuali ricerche e validazioni pubblicate sui canali ufficiali. Chiedete, inoltre, una bibliografia di riferimento, in modo da poter valutare in prima persona la presenza di ricerche e di validazioni scientifiche.
Il secondo aspetto da valutare è la QUALITÀ DIDATTICA. Potete trovare il miglior modello, ma se la qualità dell’insegnamento è scarsa, non imparerete mai correttamente il modello. I buddisti dicono “affidati all’insegnamento e non all’insegnante”, ma purtroppo l’insegnamento è influenzato anche dall’insegnante. Per valutare la qualità didattica l’ideale sarebbe “assaggiare” la formazione, le metodologie di docenza e la qualità dei contenuti. Alcune scuole chiedono da subito un impegno importante e duraturo, per cui “per assaggiare devi acquistare tutto”. Poche, invece, professionali e fiduciose della propria qualità, danno la possibilità di accedere ad una parte del percorso per poter valutare con cognizione se proseguire. Pochissime danno la possibilità di recedere in itinere. Ovviamente i fattori che influenzano la qualità didattica sono molteplici: l’esperienza dei formatori, il rapporto discenti/docenti (che consigliamo al di sotto di 1 a 20), il pluralismo didattico (avere più docenti), l’omogeneità dei modelli usati dai docenti, la durata del percorso (che tra poco affronteremo in un punto a parte), la possibilità di praticare, la qualità dei materiali didattici, il supporto che si riceve dopo la formazione, le metodologie di insegnamento (meglio se blended e con un’alta esperienzialità), la qualità e la quantità di feedback di percorso, etc…
Comunque, secondo noi, il miglior modo per valutare la qualità didattica è porre la domanda “Posso provare una o due giornate di formazione, senza impegnarmi per tutto il percorso?“.
Altro fattore, direttamente collegato alla qualità didattica, è la DURATA e l’ORGANIZZAZIONE del PERCORSO FORMATIVO. Qualche mese fa mi sono imbattuto in un corso che prometteva di dare un’attestazione di qualifica da Coach in soli 3 giorni! Ci sono anche i corsi on-line, quando il Coaching vive di competenze relazionali! Sono molti quelli che ci scrivono già chiedendo se è possibile ottenere una qualifica attraverso un corso on-line. Su questo aspetto noi siamo abbastanza “decisi e duri”: la formazione di un Coach Professionista di QUALITÀ richiede TEMPO e PRESENZA. Quanto tempo? Da anni cerchiamo di rispondere a questa domanda, e ogni volta ci siamo resi conto che non c’è una risposta corretta, e che la differenza la fa anche l’impegno del corsista.
Ad ogni modo, secondo noi, serve mediamente un anno di formazione, studio, pratica e supervisione, prima di potersi proporre sul mercato come un Coach Professionista AUTONOMAMENTE. E secondo noi, e secondo molti nostri clienti “malati di perfezionismo” è poco: ma da qualche parte si deve cominciare e si deve spiccare il volo, anche se con qualche errore.
Per quanto riguarda l’ORGANIZZAZIONE del PERCORSO, siamo contrari ai “corsifici” e favorevoli alle “Scuole”. Una Scuola è un luogo, non per forza fisico, dove ci si può incontrare, confrontare, praticare, ricevere supervisione, etc… Ovviamente una Scuola offrirà dei corsi, ma ciò che la rende “Scuola” sono i servizi che permettono di dilatare i momenti di apprendimento anche ai tempi che intercorrono tra un corso e l’altro. Secondo noi, si può parlare di Scuola se ci sono più corsi, se c’è possibilità di rifrequenza e di approfondimento, se ci sono sessioni individuali, se c’è un tutoraggio, se c’è possibilità di pratica tra colleghi, di tirocinio con potenziali clienti e di supervisione da parte di un docente o di un Coach esperto. C’è una bella differenza tra un corso ed un percorso, e tra un “corsificio” ed una Scuola!
Altro aspetto importante da valutare è l’accessibilità della Scuola: che qualità può garantire un Scuola che non fa un minimo di selezione, né in ingresso, né in itinere, né in uscita? So che adesso potrei sembrare un ex-militare (e lo sono!), ma la qualità di un percorso è data anche dalla selezione che il percorso fa, prima, durante e dopo. Secondo me/noi è inutile prendersi in giro e dire “chiunque può diventare Coach”. Credo nel potenziale di chiunque: ognuno di noi ha dei talenti, ma non tutti sono sempre pronti a sviluppare qualsiasi competenza. E una Scuola intellettualmente onesta, secondo noi, lo ammette e non si vergogna a selezionare i propri partecipanti. So che quando lo diciamo allontaniamo molti potenziali clienti, ma nella nostra Scuola non tutti vengono accettati al percorso, non tutti vengono ammessi all’esame finale, e non tutti vengono promossi all’esame. Anzi, la maggior parte ha dovuto rifare l’esame più volte. Ma per una Scuola di qualità deve essere un vanto. Per questo il nostro consiglio è di valutare l’accessibilità e la facilità di qualifica. Per diventare ottimi atleti bisogna scegliere allenatori “tosti”. Fate lo stesso nella scelta della vostra Scuola Coaching.
Ovviamente poi ci sono altri fattori, che sono molto personali: i costi di una Scuola, la distanza, etc…
Qualche altro consiglio pratico per valutare una Scuola?
Ce ne sono moltissimi!
Ad esempio la trasparenza. Molte Scuole non pubblicano i costi dei propri corsi, se non al telefono, o in un appuntamento individuale, sapendo che in quell’occasione possono far maggiore pressione all’acquisto. Noi siamo per la trasparenza: una Scuola deve dire apertamente e chiaramente quanto costa, chi sono i docenti, quante sono le ore di formazione reale, qual è la bibliografia e quali sono i modelli di riferimento, etc…
Così come bisogna essere trasparenti e onesti nell’uso della terminologia.
Da quando il Coaching, con la Legge 4 del 2013, è stato riconosciuto come professione, sono molte le Scuole che promettono certificazioni e diplomi con chissà quale valore di legge. Ad oggi non si può parlare di CERTIFICATO (termine riservato a documenti pubblici e alle certificazione di qualità in base alle norme UNI), né di DIPLOMA (termine riservato per i diplomi di istruzione formale), ma solo di ATTESTAZIONE DI QUALIFICA.
Bisogna anche sapere che, siccome in Italia l’insegnamento è libero per Costituzione, chiunque può attestare qualsiasi cosa attraverso la propria attività di libero insegnamento. Motivo per cui si fa differenza tra istruzione e formazione formale (regolamentata dal MIUR) e quella informale. In pratica (amo essere molto diretto e sincero), se vuoi, domani mattina ti puoi aprire anche tu la tua Associazione di Coaching, pur non avendo mai fatto alcun corso di Coaching. È bene saperlo!
Altri consigli pratici?
Leggete attentamente la brochure di presentazione della Scuola, andate nei dettagli, valutate anche la terminologia usate (spesso usata impropriamente), valutate le “promesse” che vi fanno, chiamate gli uffici, chiedete, curiosate, cercate di assaggiare la qualità didattica, interagite con ex-corsisti, etc…
Presentatevi come persone che vogliono essere informate e servite in modo professionale, e non come polli da “spennare” cui poter vendere qualsiasi corso.
Fate poi la vostra scelta ponderata… e siate sempre pronti a metterla in discussione!
Ne va della vostra professionalità, del vostro tempo e del vostro denaro.
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Sapendo di aver sicuramente fallito nel mio tentativo di voler essere imparziale, sono comunque contento di aver espresso pubblicamente la mia idea e la nostra visione su questo tema.
Non mi resta che augurarvi “Buona Scuola Coaching”!
Piercarlo