Quali e quanti sono i falsi miti del linguaggio del corpo?
Da anni teniamo corsi sul linguaggio del corpo, e di falsi miti, teorie non verificate e vere e proprie menzogne spacciate come verità assolute, ne incontriamo ogni giorno, soprattutto sul web.
Il rischio più grande che deriva dal credere in queste false idee è di commettere gravissimi errori mentre si è convinti di aver ragione: il peggiore degli autoinganni.
In una perfetta logica paradossale, convinti di far bene, sortiamo gli effetti peggiori.
Non voglio dar la “caccia alle streghe”, ma credo che sia bene sapere cosa è attendibile e cosa no, nell’intricato mondo del linguaggio del corpo e della comunicazione non verbale.
1 – Le braccia conserte indicano chiusura
Non è vero. Almeno non è vero sempre. E quando è vero, bisogna essere abili a capire quale sia la direzione della “chiusura”. Sicuramente le braccia conserte sono un gesto “barriera”. Ma spesso questa barriera, se rivolta verso stimoli esterni ed elementi di disturbo, indica alto interesse. Magari con un punta di atteggiamento critico, ma comunque interesse. Addirittura lo psicologo sociale Richard Wiseman, nel suo “59 secondi per cambiare” scrive che da alcuni studi emerge che la posizione a braccia conserte consente di aumentare la persistenza e la performance (link alla ricerca scientifica: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ejsp.444/abstract).
2 – Guardare in alto a sinistra è menzogna
Non è vero. I movimenti oculari (o L.E.M. Lateral Eyes Movement) non sono affidabili nella valutazione dell’attendibilità del contenuto. Lo studio condotto del Prof. Ricahrd Wiseman, e pubblicato nel 2012 (link alla ricerca: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0040259) non ha riscontrato alcuna rilevanza scientifica nell’uso dei L.E.M. nella “lie detection”. Molte sono le persone convinte (da chi?) che chi guarda in alto a sinistra o in basso a sinistra stia mentendo. Non è vero!
3 – Lo sbadiglio è noia
Non è vero. Lo sbadiglio è un atto respiratorio riflesso (involontario) di profonda inspirazione ed espirazione. La sua funzione principale è quella di aumentare l’apporto di ossigeno, e spesso avviene a causa di un generalizzato torpore fisico. Quindi, l’impulso riflesso significa proprio il contrario: la mente vorrebbe essere attiva, ma il corpo non lo è.
4 – Chi mente si tocca il naso
Non è vero! Sicuramente il toccarsi il naso è, generalmente, un gesto di scarico tensionale, ma non è sinonimo di menzogna.
5 – Chi non ti guarda negli occhi sta mentendo
Non è vero. Anzi, da alcuni studi emerge che la maggior parte delle persone, durante l’atto di mentire intensificano il contatto oculare, quasi a voler esercitare una funzione di controllo della propria mimica e per valutare se l’altro si sta accorgendo della menzogna.
6 – La comunicazione è 7% verbale, 38% para-verbale e 55% non verbale
Ma c’è un altro mito da sfatare, ed è quello che la comunicazione è al 7% verbale, al 38% para-verbale e 55% non-verbale (o linguaggio del corpo). Non è vero!
Lo studio di Mehrabian del 1967 è stato riportato e diffuso impropriamente. Le percentuali di Mehrabian indicano solo i livelli di influenza sulla credibilità che i 3 canali hanno sul nostro interlocutore quando parliamo delle nostre sensazione e delle nostre attitudini e quando almeno uno dei tre canali è incongruente rispetto agli altri due. Quindi, se parlo della mia leadership o di cosa ho provato ad un evento, ed uno dei tre canali è incongruente, il mio interlocutore darà più peso a ciò che osserva nel corpo (nella misura del 55%), a seguire al tono di voce (para-verbale 38%) e infine alle parole (7%). Ma questo non vuol dire che queste percentuali indicano la quantità di informazione, né il valore di importanza dei 3 canali. E questo non vuol dire neanche che l’interlocutore sia abile a capire correttamente i segnali che coglie. A tal proposito vi invitiamo a guardare il divertente video “Busting the Mehrabian mith” (link al video: https://www.youtube.com/watch?v=7dboA8cag1M).
La maggior parte di questi “falsi miti” sono alimentati dal bisogno di “soluzioni facili”, e dal gusto per le “ricette già pronte”, anche se non verificate.
Invece, lo studio del Linguaggio del Corpo e della Comunicazione Non Verbale, anche nei suoi aspetti universali (come le espressioni facciali – F.A.C.S. del Dr. Paul Ekman), ci ricorda del valore dell’unicità degli individui e del loro linguaggio verbale e non verbale. Non esiste il “non-verbolario”, e non vi è certezza su alcun gesto. Ma si possono sviluppare le capacità di osservare e capire lo specifico linguaggio del corpo di ognuno di noi, facendo attenzione ai possibili errori di valutazione che sono sempre possibili.
Buon linguaggio del corpo!
Piercarlo