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La scorsa settimana ho visto il film Disney Pixar “Inside Out”. Personalmente mi è piaciuto, mi ha coinvolto e mi ha anche emozionato e commosso. Ma alcune riflessioni, secondo me sono dovute, soprattutto sui messaggi nascosti, o meta-messaggi, presenti nel film.
Mi è piaciuta molto la rappresentazione delle emozioni, che in parte ci può aiutare a capirne meglio le caratteristiche che di solito “subiamo” sperimentandole in prima persona. La loro rappresentazione iconografica può aiutare a conoscerle meglio, soprattutto da parte dei bambini. Ho gradito anche il meta-messaggio per cui le emozioni esistono per il nostro benessere e per la nostra tutela. Ottimo anche il confronto tra di loro, anche se nella realtà, in base ai momenti e alle situazioni, di solito ne prevale una.
Non condivido il fatto che al “centro di comando” ci siano solo le emozioni, che per definizione, invece, corrispondono ad una “visibile variazione fisiologica unita ad una variazione psicologica che scuote la persona”, che, come suggerisce l’etimologia emovère, “smuove”, appunto emozionandoci.
Nella nostra testa c’è tanto altro: pensieri, stati d’animo, sentimenti, atteggiamenti mentali… Forse anche quello che noi chiamiamo “cuore” è nella testa. Ma questo “altro” in Inside Out non c’è. I pensieri sono solo un trenino, che nel centro di comando non passa (almeno nel film) e di notte si arresta. Alcune ricerche sostengo che abbiamo in media 60.000 pensieri al giorno. E quante emozioni proviamo invece? Sicuramente molte meno! Se è vero che quando ci emozioniamo le emozioni tendono a prendere il controllo attraverso il cosiddetto “rapimento emotivo”, è anche vero che è possibile imparare ad ASCOLTARE, e RICONOSCERE le proprie emozioni, per poi DIALOGARE con loro, ascoltarne i preziosi MESSAGGI e poi lasciarla andare con gratitudine. Tutto questo manca. Forse questo è il meta-messaggio più “pericoloso”: al centro di comando ci sono solo le emozioni.
Una cosa che invece ho apprezzato moltissimo è il fatto che nei genitori, rappresentazione degli adulti “sani”, le emozioni fossero in equilibrio e cooperative tra loro. Il film si concentra su una bambina che diventa adolescente, e questo aspetto va considerato nelle nostre riflessioni.
Ho apprezzato anche la valorizzazione del ruolo di ogni singola emozione, in particolare nel confronto “avventuroso” tra Gioia e Tristezza. Una iniziale “squalifica” della tristezza si trasforma durante il film in una sua valorizzazione. Quasi una pericolosa esaltazione. Qui sono combattuto tra i vari meta-messaggi che ci intravedo. Il primo, che condivido, è che le emozioni sono tutte importanti. Ma ce ne sono altri a cui bisogna stare attenti: crescendo la tristezza inizia a prendere il sopravvento, crescendo alcune “isole” (tipo quella dell’onestà e della “stupidera”) crollano facilmente, etc…
E questo mi porta ad evidenziare cosa manca veramente al film Inside Out: le emozioni sono funzionali all’evoluzione e alla sopravvivenza dell’individuo (e della specie) e ciascuna di esse porta con sé un messaggio specifico, i MESSAGGI DELLE EMOZIONI, appunto. Questo è ciò che più manca. Il riconoscere che ogni emozione ha un messaggio evolutivo, implicitamente coinvolge anche la parte razionale nel confronto diretto con l’emozione, anche se successivo alle prime “reazioni emotive”.
Un altro aspetto su cui riflettere sono le “memorie emotive”. Sembra che la bambina sia solo il frutto di ciò che abbia vissuto, e che basti un cambiamento nell’ambiente esterno per ristrutturare tutto, anche le memorie, e per distruggere le isole costruite negli anni. E qui emerge il grande limite del messaggio del film: ci sono solo il mondo esterno e le emozioni, che reagiscono al primo. L’influenza che ha l’individuo sul mondo esterno io non l’ho trovata, e la trovo (scusate il gioco di parole) una grande mancanza. E laddove Riley, la bambina protagonista, riesce a cambiare atteggiamento (ad esempio appena entra sconfortata nella nuova casa), è solo grazie ai ricordi del passato. Scusatemi, ma questo proprio non lo condivido. Avrei preferito una RESPONSABILIZZAZIONE maggiore di ogni personaggio, emozioni comprese.
Nel film Inside Out sembra che la persona sia solo un “accumulo” di bei momenti, un meta-messaggio pericoloso nell’era del consumismo, dell’apparenza e del divertimento sfrenato.
All’accumulare e al collezionare, forse bisogna aggiungere l’ESPLORARE e il COSTRUIRE con RESPONSABILITÀ la propria persona e, per rispettare le immagini del film, le proprie “isole”.
Ho apprezzato molto il fatto che il pannello di comando nel tempo si arricchisce di nuovi strumenti, leve e pulsanti, arricchendo così le opzioni della persona. E forse è questo è il messaggio che più mi piace portare con me da questo film: lo sviluppo continuo e costante delle nostre opzioni.
E per questo non immagino le emozioni di un adulto così come rappresentate nel film, ma in modo diverso.
Vedo la RABBIA come una grande GUERRIERA saggia, paziente e pacifica, capace di intervenire solo quando serve e in situazioni estreme di sopravvivenza vera. Un guerriera amazzone che legge e si allena tutti i giorni, per prepararsi a reagire alle difficoltà esterne quanto a gestire la propria energia e la propria forza. La preferisco donna, perché più attenta all’incolumità di tutti.
Vedo la PAURA come un MAESTRO ATTENTO e PREMUROSO, che vuole farci crescere ed evolvere, ma facendo attenzione alla nostra sicurezza e incolumità. Lo vedo complice con la guerriera saggia della rabbia, perché sa quando affidarci a lei per superare difficoltà che ci paralizzano. E lo vedo saggio nel tenerci lontano dai pericoli.
Vedo il DISGUSTO (e il DISPREZZO) come un medico attento alla nostra salute, che dovrebbe tenerci lontano dalle abitudini non sane, dalle relazioni tossiche, e dalle situazioni nocive per la nostra mente e le nostre emozioni. Un medico che ascolta il nostro corpo, i nostri pensieri e le nostre reazioni ad ogni situazione.
Vedo la TRISTEZZA come una coppia di nonni che ci sono vicini di fronte a quelle situazioni che possiamo solo accettare. Ci coccolano fino a quando non sentono che abbiamo capito che esistono cose più grandi di noi, ma che anche noi facciamo parte di questa grandezza.
Vedo la GIOIA come un gruppo di AMICI con cui giocare e divertirsi. Un gruppo molto vario, dove c’è chi ama leggere con gioia, e chi ama lanciarsi col paracadute. Chi ama avventurarsi nella natura e chi stare in casa a guardare un film. Una ricchezza di possibilità gioiose per ogni momento.
Ad ogni modo ringrazio questo film, non solo per il piacevole tempo trascorso, ma soprattutto per le riflessioni che ha stimolato in me e nella nostra scuola coaching, portandoci ad arricchire ulteriormente il nostro modello di EQUILIBRIO EMOTIVO di cui andiamo molto fieri (e che comprende anche altre emozioni, come sorpresa, frustrazione, imbarazzo, vergogna…).
Portateci figli, nipoti e bambini… e poi confrontatevi con loro, magari trasmettendogli che il più bello dei film è la vita, e che è meglio essere registi della propria vita che spettatori di un film.
Buone Emozioni!
Piercarlo