Nulla è più prezioso di questa merce rara del Coaching
Spesso poniamo questa domanda a chi come noi si occupa di coaching.
E le risposte sono le più disparate: chi sostiene che la merce rara sia l’empatia, chi invece il focus, chi la motivazione… e tante altre risposte che spesso sono “intangibili” e astratte.
Ma la domanda, invece, oltre ad essere volutamente provocatoria, è anche concreta. Per questo usiamo il termine “merce”, in modo da trasferire il concetto di “tangibilità”.
Per noi la “merce rara” del coaching deve essere percepita con i sensi… con la vista e l’udito…
Ed ecco la nostra risposta: la merce rara del Coaching è rappresentata dai casi reali di Coaching.
Ciò che più manca nel Coaching e nella formazione per diventare Coach professionisti è proprio la possibilità di partecipare o visionare casi reali di coaching.
E per essere veramente “rara”, questa “merce” (che merce non è), deve avere tre caratteristiche:
1 – il caso deve essere reale (quindi nessuna simulazione tra colleghi di corso)
2 – il caso deve essere intero (dalla prima fino all’ultima sessione)
3 – il caso deve essere con clienti esterni (meglio se a pagamento).
1 – Il caso di Coaching deve essere reale
Una buona pratica di Coaching è possibile solo su casi reali. Niente simulazioni. Niente finzioni. Le esercitazioni tra corsisti sono ben accette e consigliabili… ma la pratica su casi reali è un altro mondo. E bisogna lavorare su casi reali, cioè situazioni concrete e vissute dal coachee, in cui vuole migliorare veramente.
2 – Il caso di Coaching deve essere intero
Circa il 40% degli iscritti alla nostra Scuola Coaching ha già frequentato altre Scuole Coaching e quasi tutti lamentano di non aver mai assistito neanche ad un solo caso reale INTERO di coaching, cioè dalla prima fino all’ultima sessione. L’efficacia del Coaching si può valutare solo nell’evoluzione del caso. Assistere a decine di “prime sessioni” non rende abili nel condurre e portare avanti casi nel tempo e su più sessioni. La pratica deve quindi prevedere la possibilità di assistere ad una seconda, terza, quarta sessione… e così fino alla sessione di chiusura del caso.
3 – il caso di Coaching deve essere con clienti esterni.
Pe poter parlare di “rarità” della merce, dobbiamo aggiungere un fattore “prezioso”: i casi di Coaching dovrebbero essere condotti con clienti reali, quindi esterni alla Scuola Coaching, che non conoscono il modello e, meglio ancora, pagano il servizio di coaching.
Queste sono le 3 caratteristiche essenziali della “merce rara” del Coaching.
Secondo noi i casi di coaching con la zia, la nonna, il cugino e il vicino, sono casi di “bigiotteria”… meglio i casi reali, meglio se con sconosciuti, il che li rende rari, preziosi e veramente formativi.
Infine c’è un ultimo fattore: per accumulare “ricchezza” pratica ed esperienziale, bisogna poter assistere a casi di diversa tipologia e con diversi livelli di successo.
Per questo ai corsisti della nostra Scuola mettiamo a disposizione un archivio con oltre 400 casi reali: per poter costruire una “ricchezza” professionale personale da poter usare al bisogno.
Buon coaching!
Piercarlo
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