Preferisci una bella bugia o una verità? Non si diventa coach in una settimana!
Mi dispiace dirlo, ma come già detto più volte, sia in alcuni nostri articoli, sia nel nostro ormai famoso (e anche criticato, ma scaricato quasi 10.000 volte!) ebook “Introduzione al coaching”, diventare coach professionisti è un percorso. Anzi, noi facciamo la differenza tra corsi, percorsi e scuole.
E mi dispiace ripeterlo, ma non si diventa coach in una settimana!
Sempre più spesso la nostra Scuola Coaching attrae chi è già Coach. Molti di loro ci scelgono per sviluppare approfondimenti, specializzazioni o semplicemente per formazione continua.
E altrettanto spesso succede che molti “già coach” provenienti da altre scuole, durante i nostri corsi o durante i nostri laboratori, si confrontano con i nostri corsisti e si trovano in difficoltà.
So che potrei e potremmo sembrare presuntosi, ma è ciò che accade.
Mi ricorda molto il periodo in cui da giovane appassionato di arti marziali con una semplice cintura rossa mi confrontavo con le cinture nere di altre discipline o di altre scuole e loro si trovavano in difficoltà.
Capisco che molto spesso cerchiamo la “facilità”: ottenere la “cintura nera” il prima possibile e nel modo più facile possibile. Ma un conto è avere la cintura nera e un conto è saper combattere.
Ricordo anche che all’inizio mi lasciavo impressionare da chi mi diceva “io sono cintura nera”, ma poi quando si saliva sul quadrato la musica cambiava!
Stessa cosa avviene nel coaching: avere un attestato, un titolo o semplicemente aver partecipato ad un corso, un percorso o una scuola (o pseudo-scuola) è diverso dal saper fare coaching, magari anche di qualità e con tutte le sue complessità.
E queste complessità aumentano quando si parla di alta performance o di performance organizzative.
Il rischio di desiderare la “cintura nera” o l’attestato da coach in pochi mesi, è di alimentare la cultura della superficialità e dell’improvvisazione.
E neanche vale il principio “intanto inizio così”, specie se le basi sono scorrette, inapplicabili e inefficaci.
Le arti marziali mi hanno insegnato l’importanza delle basi e dei fondamenti: come diceva il maestro Bruce Lee è molto meglio allenare molto il poco che allenare poco il molto. Molto meglio investire molto tempo sulle basi, sui fondamentali e sugli elementi essenziali di modelli efficaci, pratici, applicabili, validati e spendibili, che investire (o buttare?) tempo (e denaro) su modelli inefficaci e inapplicabili ma che hanno la parvenza di completezza e di superiorità.
E parlo per esperienza personale: dal 1995 al 2010, per ben 15 anni, mi sono avventurato in “pseudo-discipline” spacciate per coaching, investendo tantissimo tempo e tanto denaro: pnl, fisica quantistica, tecniche pseudo-spirituali, omega, motivazione, “neuro-tecniche”, energie, hyper-training, super-formazione, ultra-coaching, risuona con l’universo e bla bla bla…
E non mi vergogno ad ammetterlo: sono stato fesso, perché da ingenuo ho permesso a molti di approfittare della mia sete di conoscenza, del mio desiderio di competenze… e in parte anche di attestati e di pseudo-qualifiche (che ora quasi nascondo!).
E anche se mi sono sempre riconosciuto una certa onestà intellettuale in tutto quello che facevo, devo ammettere che comunque ho speso ben 15 anni della mia vita in pratiche poco affidabili e poco attendibili. Tant’è che ciò che di pratico e di affidabile che usavo in quegli anni erano delle mie rielaborazioni degli strumenti appresi nel mondo delle arti marziali cinesi e nella mia esperienza come ufficiale dei carabinieri.
Vi faccio un esempio pratico? Nonostante avessi fatto i “migliori” corsi di leadership in Italia (almeno così erano venduti), il modello che divulgavo (e che tuttora divulgo) nei miei corsi proveniva dal mio addestramento scorte fatto presso l’arma dei carabinieri. Giornate e migliaia di euro spesi per imparare teorie affascinanti (ma spesso inapplicabili) per poi trasmettere quanto appreso gratuitamente (anzi, mi pagavano!) nei carabinieri ma che risultava estremamente pratico, efficace, comprensibile e divertente nel processo di apprendimento.
Poi, nel 2010, finalmente, sono entrato in contatto con una Scuola Coaching “vera”: la Scuola SFERA del prof. Giuseppe Vercelli. Per poi incontrare, nel 2011, la Scuola Strategica del prof. Giorgio Nardone.
Ho avvertito subito la differenza tra professionalità e improvvisazione, tra competenza e “mercatino della competenza”. Avevo incontrato dei signori professionisti, che non vendevano “pentole bucate”, ma veri e propri modelli di coaching, testati su migliaia di casi, verificati e validati.
Da quel momento in poi abbiamo proseguito il nostro percorso con Giorgio Nardone, scegliendo il modello strategico come nostro.
Ma a prescindere dal modello, sapendo che poi ognuno sceglie il proprio e che il mondo è bello perché è vario, ciò che più ci ha colpito è che nelle Scuole serie è richiesto impegno, studio, verifica, pratica, supervisione. Niente false promesse, niente cinture regalate, niente corsi compressi o full immersion, niente “diplomifici”. Nessuno che ti promette di diventare coach in una settimana!
Come nelle arti marziali: se vuoi imparare a combattere devi combattere! Cosa ti fa pensare che praticare movimenti a vuoto da solo ti renderà un bravo combattente?
E allo stesso modo, cosa ti fa pensare che studiare coaching per pochi giorni, o pochi mesi, ti darà strumenti per seguire un atleta per anni?
Ma anche l’allenamento e la fisiologia ce lo insegnano: andare 8 ore di seguito in palestra non è la stessa cosa di andarci mezz’ora al giorno per 16 giorni. Il totale delle ore di allenamento è sempre 8, ma gli effetti sono diversi. Ed è diverso ancora dall’andarci mezz’ora al giorno, ogni 3 giorni, facendo un allenamento ad alta intensità. Il programma è sempre di 8 ore, ma distribuite in circa 21 giornate e gli effetti sono ben diversi.
E quindi, lo ribadisco con forza: non si diventa coach in una settimana!
Il rischio sai qual è? Che poi ti confronterai con chi ha studiato “seriamente” e come è successo a me, avrai la sensazione di essere ignorante, superficiale e improvvisato, per poi dover ricominciare, umilmente, a studiare…
A me è successo, a noi è successo… ed è per questo che cerchiamo di evitarlo ai nostri corsisti/studenti.
Buon coaching!
Piercarlo
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