Perché, secondo noi, una buona Scuola di Coaching deve essere selettiva.
Dal nostro punto di vista una buona Scuola Coaching deve essere selettiva, a vari livelli, in varie fasi del percorso e per una serie di motivi diversi.
La prima selezione è in entrata.
Per quanto possiamo credere nel potenziale delle persone e nelle infinite possibilità dell’essere umano, ci chiediamo se veramente chiunque possa diventare un Coach Professionista. Non abbiamo una risposta, e probabilmente non c’è, ma anche noi viviamo le influenze dei nostri giudizi e pre-giudizi (nonostante cerchiamo di superarli e di sottrarci al loro influsso) e, ad essere sinceri, in alcuni casi nutriamo grossi dubbi. Ad esempio, molte persone vogliono diventare Coach solo per spirito di emulazione verso qualche altro Coach più famoso. Altri ancora vogliono giocare a fare gli psicologi o i terapeuti, non sapendo che il Coaching, invece, si occupa solo di performance, e che un Coach professionista rispetta le proprie aree di competenza e le competenze delle altre professioni. Altri, secondo noi, dovrebbero affrontare e risolvere varie problematiche personali, prima di poter diventare Coach.
Ecco che secondo noi una Scuola dovrebbe valutare bene le risorse in entrata. Per questo è bene chiedere almeno un curriculum e svolgere un colloquio conoscitivo prima dell’ammissione, anche se quest’ultimo è spesso insufficiente e potrebbe far cadere nella trappola della “prima impressione”.
Per questo ci dovrebbe poi essere una seconda selezione, che per noi è nella frequenza di almeno un primo corso: secondo noi ogni Scuola, così come ogni società di formazione, dovrebbe poter dare la possibilità di “assaggiare” la propria organizzazione e qualità didattica. Troppe scuole chiedono un acquisto a “scatola chiusa”: una volta iscritti, anche se il percorso non è di nostro gradimento, bisogna seguire (o almeno pagare) tutta la scuola.
Secondo noi è bene “assaggiarsi reciprocamente”: per questo motivo noi da anni non accettiamo più iscrizioni dirette alla nostra scuola, ma chiediamo di partecipare almeno ad un primo corso per poi valutare INSIEME il proseguimento del percorso. È vero che ognuno sceglie la Scuola di Coaching con cui formarsi, ma secondo noi è anche la Scuola che deve scegliere quali studenti accettare e accogliere. Un semplice e bellissimo meccanismo di doppia selezione basato sulla scelta reciproca, anche se in conflitto con la logica puramente commerciale del vendersi a tutti, a qualsiasi costo e sempre di più.
La fase secondo noi più selettiva è poi nel percorso di Scuola Coaching, motivo per cui la nostra Scuola prevede almeno 20 giornate di formazione, suddivise in più corsi, e distribuite mediamente in 12-18 mesi di frequenza: questa organizzazione didattica permette di valutare la motivazione, la determinazione, l’attenzione all’apprendimento e la capacità di raggiungere un obiettivo di medio periodo.
Nel periodo di frequenza diventa selettivo anche il tutoraggio, in quanto ci sono dei testi obbligatori da leggere e studiare (scarica qui la bibliografia della nostra Scuola) e varie verifiche intermedie sui livelli di apprendimento delle conoscenze necessarie e dello sviluppo delle competenze di base del Coaching.
Altro “scoglio selettivo” della nostra Scuola è il corso COACHING IN CAMMINO: un percorso di formazione di 5 giornate che si svolge interamente On The Road, in strada, partendo da Rieti e arrivando ad Assisi a piedi. Un vero e proprio corso, con contenuti e materiali didattici, ma denso anche di attività, esercizi in strada e anche qualche difficoltà fisica, mentale ed emotiva. Negli anni abbiamo notato che molti Coach in formazione che frequentano tutta la Scuola, si bloccano proprio nella partecipazione al Cammino (5 giornate di 20): questa attività spesso fa emergere timori, giudizi, pre-giudizi, difficoltà ed incapacità organizzative. Tutti elementi utili da far emergere per un aspirante Coach Professionista.
Poi altra fase di selezione, è la pratica. Sappiamo che sono pochissime le Scuole che fanno fare pratica su casi reali. Consigliamo di chiedere ai Coach “quanti casi reali dall’inizio alla fine abbiano seguito durante la formazione e il tirocinio”, e spesso la risposta è ZERO! Noi abbiamo inserito dei laboratori di pratica e ci siamo resi conto che anche questi sono selettivi.
Per poi arrivare alla selezione che tutti aspettano: l’ESAME FINALE.
Un esame, secondo noi deve essere tale, e verificare conoscenze e competenze acquisite, senza sconti. Per questo motivo, sempre secondo noi, una Scuola dovrebbe essere rigorosa e flessibile allo stesso tempo: rigorosa nel non far superare l’esame a chi non riesca a dimostrare di avere conoscenze e competenze a sufficienza, e flessibile nell’essere disponibile a supportare gli studenti a recuperare e a ripetere l’esame, anche più volte. Questa rigorosità ci ha portati a scegliere di far rifrequentare tutti i corsi gratuitamente, e di far ripetere l’esame tutte le volte necessarie.
Infine, bisogna preparare i nuovi Coach alla più grande selezione: quella operata dal mercato!
Eh sì, perché il mercato è selettivo, e bisogna quindi posizionarsi, promuoversi e vendersi (anzi, meglio farsi comprare!) correttamente.
Buon Coaching e Buona Selezione!
Piercarlo
Sono totalmente d’accordo!
È, come sempre, una questione di obiettivi. Se l’obiettivo è formare dei professionisti preparati e sentirsi responsabili di ciò sia come docenti che allievi, la selettività è opportunità e non un ostacolo. Ho applicato lo stesso principio io stessa quando con la mia azienda ero nella posizione di poter decidere come gestire la formazione. Perseguire qualità e coerentemente insegnare l’importanza di perseguirla è un buon modo per contribuire alla valorizzazione di professioni come il coaching ed il counseling.