È possibile che la formazione faccia male?
A volte, secondo noi, la formazione può far male.
E forse più spesso di quanto si possa pensare.
Ma cosa intendo dire con l’espressione “la formazione può far male”?
Ripercorrendo oltre 20 anni di passione per la formazione e gli oltre 12 anni di esperienza diretta nel mondo della formazione aziendale, mi vengono in mente moltissime situazioni, e cercherò di riassumerne le principali.
Parto da un caso reale che ci è capitato quest’anno: un’azienda ci ha chiesto di “ricucire” fratture relazionali che si erano create tra i collaboratori a causa di un intervento formativo che aveva lo scopo di far fare squadra, ma che evidentemente aveva sortito gli effetti contrari.
Quando abbiamo fatto un’analisi dello status quo e degli attuali bisogni formativi, ci siamo accorti subito che qualcosa non aveva funzionato. Prima fra tutte la fonte della formazione: una semplice libera professionista, con scarsa esperienza aziendale. Domanda: è probabile che chi non abbia mai lavorato in un’organizzazione non conosca le dinamiche e le complessità organizzative? La risposta in molti casi è sì!
Posso insegnare come lavorare in squadra se io per primo non riesco a costruire una squadra intorno a me? Forse il rischio è che io sia uno di quei “dispensatori di belle teorie”, magari unito a qualche bell’esercizio divertente.
Ma anche l’analisi degli esercizi svolti ci ha dato da pensare: abbracci, lunghi silenzi, dibattiti con pianti e commozione, etc… In un contesto aziendale? Forse anche per un terapeuta abile ed esperto è difficile la conduzione di gruppi attraverso tecniche di questo tipo, figuriamoci per un formatore e, soprattutto, in un contesto aziendale.
Ecco che allora la formazione può far male. E può farlo in molti casi.
La formazione fa male quando veicola ai collaboratori un meta-messaggio del tipo “non sai lavorare e quindi ti formiamo”. Per evitare questo rischio, i professionisti della formazione, in accordo con l’azienda, cercano di far veicolare un messaggio diverso, del tipo “siccome crediamo in te e nel tuo potenziale, investiamo su di te e suoi tuoi colleghi”. Cambia notevolmente l’approccio!
La formazione fa male quando viene erogata solo ai “piani bassi e intermedi” e non ai “piani alti”. Più volte in aula ci siamo trovati collaboratori che durante un corso, a ragione, ci hanno chiesto “Ma questi argomenti li avete trasmessi anche alla dirigenza?“. Ovviamente i professionisti della formazione sanno uscire anche da questa insidiosa situazione, ma sanno che la miglior formazione è quella che coinvolge tutta la popolazione aziendale, e che viene condivisa dalla dirigenza e dalla proprietà, con partecipazione e applicazione quotidiana.
La formazione fa male quando genera “delirio di onnipotenza”, quando veicola il messaggio “tu puoi fare tutto”. Ho conosciuto realtà aziendale che hanno investito sulla formazione motivazionale dei propri collaboratori, avendo però in cambio la fuoriuscita degli stessi collaboratori dall’azienda. Dopo un’attenta analisi dei contenuti condivisi nella formazione, ci siamo accorti che i meta-messaggi più veicolati erano del tipo “tu puoi fare tutto”. Questo ha portato a far desiderare ai collaboratori più auto-imprenditorialità che team working con l’azienda stessa, portandoli a “liberarsi” da chi aveva creduto in loro formandoli. Con molti casi disastrosi, perché tutti possono diventare imprenditori, ma non ci si improvvisa imprenditori di successo dal giorno alla notte.
La formazione fa male quando veicola teorie non provate e non applicabili all’attività individuale svolta o al contesto organizzativo in cui viene condivisa. La formazione deve fornire strumenti pratici, concreti e immediatamente spendibili. Non belle teorie. Qualche anno fa un esperto di yoga venne da me dicendomi che piacendogli molto FYM, avrebbe voluto fare corsi di crescita personale per noi. Si era auto-definito esperto in equilibrio emozionale e rigenerazione energetica. Gli dissi “Non ci interessano queste pratiche senza fondamento che per molti sono delle cavolate!“, e lui reagì aggredendomi verbalmente. Lo ascoltai e sorrisi dicendogli “Se è questo l’equilibrio di cui parli, non ci interessa, grazie. Scusa per la provocazione, ma mi serviva per capire meglio“.
La formazione fa male quando il focus è solo sul formatore. Spesso capita con i “personaggi”. Sento molte persone dirmi “Sai Pier, sono andato a fare formazione con Mister X, Mister Y, etc…“, magari mostrandomi anche dei selfie con il personaggio. Il focus è sul personaggio. In questi casi io domando sempre “E cosa hai imparato?“. Quando un formatore è bravo, non ti fa dire “il formatore è bravo”, ma ti fa scoprire QUANTO BRAVO/A PUOI ESSERE TU! Ti fa uscire dall’aula con nuove consapevolezze su te stesso/a. Va bene l’ammirazione per qualcuno, ma spesso la formazione genera “venerazione per un personaggio”. Siamo sicuri che faccia sempre bene?
La formazione fa male quando diventa “intrattenimento”, con pochi contenuti. Quattro anni fa, in un corso a Los Angeles, armato di buone intenzioni, mi dissi “Farò qualsiasi cosa mi chiederanno“. Prima di ogni sessione di formazione, c’erano 20 minuti di ballo collettivo. La prima giornata me la sono goduta; alla seconda mi sono forzato. Ma alla terza, dopo aver notato di aver preso solo 3 pagine di appunti nelle due giornate precedenti, mi sono fermato a riflettere su tutto quell’intrattenimento. Che senso aveva? Decisi di non ballare più. Vennero da me dicendomi “Come mai non balli?“. E io dissi: “Sono qui per imparare. Se voglio ballare vado in discoteca“. Al quarto giorno mi dissero che dovevo ballare, perché altrimenti avrei influenzato anche altri a non ballare. No comment!
La formazione fa male quando ti fa sentire migliore degli altri. Quando dopo un corso ti auto-definisci “illuminato e consapevole”, e magari definisci il mondo come un luogo di “addormentati e inconsapevoli”. Mi chiedo cosa ci sia di illuminante nel sentirsi migliori degli altri, nel sentirsi risvegliati e nel definire gli altri come “addormentati”. C’è qualcosa che non mi convince, e ci intravedo un pericolo, sia per l’individuo che per le relazione tra l’individuo e la società che lo circonda.
La formazione può far male anche quando non è progettata bene, quando è improvvisata, quando è erogata in modo poco pratico, quando è poco coinvolgente, quando promette e non mantiene, quando è troppo formale, quando è poco elegante (per non dire volgare), quando diventa auto-celebrativa, quando veicola meta-messaggi negativi, etc…
La formazione fa male quando diventa una tentata soluzione che alimenta il malcontento, anziché migliorare il know how aziendale e promuovere lo sviluppo delle competenze individuali e, di conseguenza, lo sviluppo organizzativo.
Ma la mia più grande fiducia è nelle risorse di ognuno di noi: anche da una formazione non proprio funzionale, possiamo trarre il meglio per noi stessi e per le nostre organizzazioni. Quello che io chiamo “puntare su noi stessi” ci permette di imparare sempre, anche da corsi che non rifaremmo mai. Puntando su noi stessi ognuno di noi può imparare anche da una formazione non funzionale.
Ma anche se personalmente amo puntare su me stesso, preferisco valutare a chi donare il mio TEMPO e il mio DENARO, risorse per me preziose.
Forse ha ragione un mio cliente, che una volta mi disse “Pier, ma questa di cui parli tu non è formazione“.
Buona “sana formazione”!
Piercarlo