C’è una durata specifica e prestabilita delle sessioni e dei percorsi di Coaching?
Spesso ci rivolgono queste due domande:
1 – quanto dura, o dovrebbe durare, una sessione di Coaching?
2 – quanto dura, o dovrebbe durare, un percorso di Coaching?
La risposta a entrambe le domande è deludente: dipende!
Dipende da tanti fattori e non tutti sotto il controllo diretto del Coach.
Partiamo da quanto dura o dovrebbe durare una singola sessione di Coaching.
Partendo dal presupposto che ogni sessione è unica, diversa e irripetibile, così come unico è ogni cliente e ogni caso, non possiamo predire con certezza la durata di una sessione.
Molti coach propongono e vendono sessioni da 60-90 minuti.
Ma la durata della sessione è influenzata da tantissimi fattori.
Il primo fattore d’influenza è se si tratta di una prima sessione o di una sessione intermedia. Solitamente una prima sessione richiede un po’ più di tempo rispetto a sessioni intermedie.
Un secondo fattore d’influenza è il modello di Coaching utilizzato: nel nostro approccio al Coaching (il modello strategico del Prof. Nardone) la sessione si chiude quando si arriva ad un “nodo importante”, anche se avviene dopo pochi minuti. Un “nodo” può essere un apprendimento, una ristrutturazione forte, un insight, o un’intuizione del cliente o del coach. Qualora non dovesse esserci un evidente “nodo”, il Coach può chiudere la sessione in base al protocollo da lui scelto: ad esempio alla fine di una parte dell’indagine, dopo aver esplorato le tentate soluzioni, o dopo aver individuato delle aree di esplorazione su cui assegnare attività. Nel nostro video-archivio dei casi che seguiamo durante i Coaching Lab, tra le oltre 400 sessioni di Coaching su casi reali ci sono sessioni che durano 8-9 minuti, così come ce ne è una da 1 ora e 40 minuti.
Nessuna è meglio o peggio, perché la nostra regola è flessibilità.
Ricordiamoci che non c’è alcuna gara e non si vince nulla nel fare sessioni brevi, se poi il rischio è lasciare il coachee insoddisfatto, così come non bisogna per forza “allungare il brodo” perché abbiamo venduto il nostro tempo. Il suggerimento è di vendere le proprie competenze nel “patto di coaching” e di stabilire fin da subito che non esistono tempi prestabiliti, né vincoli temporali. Ciò che conta è lo sblocco, il sostegno o lo sviluppo della performance desiderata dal cliente.
E quindi quando dura o dovrebbe durare un percorso di Coaching?
Così come la durata di una singola sessione è flessibile e imprevedibile, allo stesso modo un intero percorso di Coaching non ha una durata predeterminata. Ci sono casi (molti) che si sbloccano semplicemente con una o due sessioni; così come ci sono casi che richiedono tempo e costanza. Nella mia esperienza, ad esempio, i casi di decision making possono sbloccarsi facilmente con pochissime sessioni; spesso nelle prime 2-3 sessioni, anche grazie a stratagemmi paradossali efficaci ed efficienti.
Diverso è, invece, per obiettivi di processo di medio-lungo periodo, come lo sviluppo di nuove abitudini comportamentali, o per obiettivi di altissima prestazione come il partecipare ad un’olimpiade. In questi casi la durata prevedibile è quasi sicuramente maggiore rispetto alla durata di un percorso di orientamento professionale. Inoltre, siccome nel patto di coaching consigliamo di inserire la possibilità di poter interrompere in qualsiasi momento il percorso, stabilire una durata prestabilita, anche contrattualmente, potrebbe essere disfunzionale e incongruente.
Viste le nostre risposte alle domande sulla durata di una sessione e di un percorso di Coaching, il nostro suggerimento è di spostare il focus sull’efficacia del Coaching. La domanda non è più quanto dura, ma dove mi porta? Altrimenti sarebbe come chiedere quanto dura la corsa all’autista del primo bus che passa, senza neanche chiederci e chiedergli dove stia andando. Sapendo che è sempre possibile scendere e cambiare percorso, la valutazione dei tempi di percorso, tranne in casi particolari, è da fare successivamente alla definizione della direzione di percorso.
Allo stesso modo, il Coaching deve considerare anche dei tempi “minimi” per lo sviluppo di qualche cambiamento e miglioramento. Un atleta che inizia un percorso di sport coaching a ridosso di un’importantissima gara, non potrà aspettarsi risultati immediati. Non lo escludo a priori, ma non può essere un’aspettativa, né tantomeno una pretesa.
Così come bisogna considerare che, sempre secondo noi e i nostri modelli, ci sono anche dei tempi “massimi”. Ad esempio, un atleta che vuole superare un blocco performativo non può lavorare anni senza alcun miglioramento. A tal proposito il patto di Coaching iniziale, in una logica di massima responsabilizzazione reciproca, potrebbe (e secondo noi dovrebbe) contenere un numero massimo di sessioni: una formula del tipo “se dopo 10 sessioni non siamo riusciti a sbloccare la situazione, probabilmente io non sono il coach giusto per te, e sarò il primo a dirtelo e a consigliarti di rivolgerti a qualcun altro”. Non c’è nulla di male… anzi!
Ovviamente, come in ogni libera professione, è importante poter fare, anche sulla base della propria esperienza, una “stima” dei tempi previsti di percorso; ma al tempo stesso è importante anche essere chiari con il cliente e con sé stessi e aprirsi a sorprese nella durata della singola sessione dell’intero percorso.
Buon coaching a tutti!
Piercarlo