Quali sono le differenze tra coaching formale e coaching informale?
Nella nostra Scuola Coaching si iscrivono due tipologie di studenti:
1 – chi vuole imparare il Coaching per renderlo la propria attività lavorativa e diventare un Coach professionista;
2 – chi vuole imparare il Coaching per applicarlo alle proprie attività lavorative.
Da questa diversità di applicazione e d’intenti (che abbiamo argomentato nel nostro articolo “Tre motivi per studiare il Coaching”) nascono le due distinzioni in Coaching Formale e Coaching Informale.
E il Coaching Informale, a sua volta, lo suddividiamo in Informale Esplicito e Informale Non Esplicito.
COACHING FORMALE
Parliamo di Coaching Formale quando c’è un accordo formale di Coaching, con tanto di contratto.
In tal caso la relazione tra Coach e Coachee è limitata al rapporto di Coaching che, ovviamente, è reso esplicito ed è regolamentato dal contratto e dall’accordo di Coaching.
Ci saranno quindi appuntamenti, sessioni formali (possibilmente video-registrate), diari di coaching compilati e condivisi (o archiviati in modalità riservata).
E ovviamente, ci sarà una tariffa, un corrispettivo economico e la fatturazione delle sessioni.
In questo caso il servizio di coaching è una prestazione professionale erogata a fronte di un pagamento e per tanto regolamentata dalle norme del diritto e dalle leggi dello Stato.
Il setting delle sessioni sarà predefinito e comunque concordato.
Sarà possibile audio o video-registrare le sessioni di Coaching a fini di rendicontazione e supervisione.
Così come sarà possibile valutare i livelli di soddisfazione del coachee verso il servizio di Coaching.
In pratica nel Coaching formale il coachee sa di essere cliente, sceglie il suo Coach e paga per il servizio professionale.
COACHING INFORMALE
Nel Coaching informale non c’è un rapporto di servizio professionale regolamentato da un contratto formale e sottoscritto. Questo è l’aspetto fondamentale che ci porta a definirlo informale. All’interno di questa tipologia dobbiamo distinguere tra ESPLICITO e NON ESPLICITO.
COACHING INFORMALE ESPLICITO
Nel Coaching Informale Esplicito il coachee è consapevole che l’altro svolge il ruolo di Coach, pur non essendoci un contratto formale. Non è previsto alcun corrispettivo economico, ma è presente un accordo esplicito di Coaching.
Potrebbe essere il caso di aziende che hanno i Coach interni e che mettono il servizio a disposizione dei propri collaboratori. In questo caso il coachee non paga le sessioni, ma sa di essere in una relazione Coach/Coachee e ha delle aspettative dal servizio e dalle sessioni.
Vengono quindi rispettati i requisiti del servizio professionale di Coaching, ma senza la sottoscrizione di un accordo formale e di un corrispettivo economico.
È il caso, ad esempio, di un manager che si rende disponibile a seguire i propri collaboratori in percorsi di Coaching strutturati ma informali. O il caso di un allenatore sportivo che, essendosi formato come coach, si offre di supportare i propri atleti con sessioni di coaching che hanno come obiettivo lo sviluppo della performance.
COACHING INFORMALE NON ESPLICITO
Nel Coaching Informale NON Esplicito, l’interlocutore non sa che l’altro usa strumenti e tecniche di Coaching nella relazione.
Ovviamente non c’è contratto di coaching, né accordo, né alcun’altra formalità propria del servizio professionale, formale o informale esplicito.
Non si possono svolgere registrazioni, né redigere documentazione.
Le sessioni di coaching non sono vere e proprie sessioni, ma incontri casuali: al bar, nei corridoi, in ufficio e in qualunque occasione di dialogo.
Chi assume il ruolo di Coach deve essere molto abile, perché deve stare molto attento a non far percepire l’uso di strumenti e di tecniche volte al supporto performativo.
Potremmo definire il coaching informale non esplicito come una sorta di “aiuto e supporto non richiesto”, ma che non viene percepito come tale, in quanto è mimetizzato in un semplice dialogo e scambio di opinioni e domande.
Questa modalità si può attivare in moltissime relazioni: pari livello, up-down e bottom-up. Può essere il caso di un genitore col proprio figlio, di un manager con un proprio collaboratore (o viceversa) o di un insegnante verso un genitore (o viceversa), di un ufficiale verso un subordinato (o viceversa).
In questa tipologia di coaching bisogna essere veramente abili comunicativamente e relazionalmente, in quanto bisogna “volare sotto i radar”: il dialogo di coaching deve sembrare una semplice chiacchierata, che però risulta utile e arricchente per entrambi gli interlocutori.
Ecco uno schema riepilogativo delle tre modalità.
Buon Coaching!
Piercarlo
[…] qualora dovessero chiedermelo? La definizione di ACOI, forse inconsapevolmente, dimentica tutto il Coaching Informale. Non ne comprendo poi la definizione “obiettivi operativi collocati nel futuro“: forse […]