Qual è la miglior definizione di Coaching?
Quante e quali sono le definizioni di Coaching?
E ce ne è una migliore o più precisa di altre?
Difficile rispondere, anche perché il Coaching varia anche a seconda della cultura di provenienza e/o d’inserimento o in conseguenza delle norme giuridiche di ogni singola nazione.
Ma analizziamo le definizioni più diffuse in Italia.
ICF definisce il coaching come una “partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale“.
L’Associazione Coaching Italia, invece, definisce il coaching una “metodologia che si basa su una relazione di partnership paritaria (tra il coach e il suo cliente) che, attraverso un rapporto commerciale (di espressa natura contrattuale), mira a riconoscere, sviluppare e valorizzare le strategie, le procedure e le azioni utili al raggiungimento di obiettivi operativi collocati nel futuro del cliente“.
Assocoach usa la seguente definizione: “Il termine coaching deriva dal verbo “to coach” che significa “addestrare, fare da tutor, allenare” ed ha, inoltre, la sua antica origine nel termine francese “coche”, ovvero “carrozza”, “vagone”. Un’espressione che rende molto bene il suo significato è “to travel coach”, ossia viaggiare in vettura. Rivolgersi a un coach, quindi, è come prendere un mezzo di trasporto per essere condotti nel luogo prestabilito, una guida che aiuta una persona o un gruppo di persone che si trovano in una determinata condizione (situazione attuale) a raggiungere la meta prefissata (situazione desiderata).”
Ma in tutte queste definizioni, secondo noi, manca qualcosa.
Personalmente trovo la definizione di ICF coerente con la sua vocazione internazionale (è la più grande associazione di coaching del mondo) e per questo motivo serve una definizione che sia sintetica ma ampia allo stesso tempo, in modo da poter accogliere approcci metodologici diversi e anche approcci legislativi differenti.
La definizione di ACOI la trovo imprecisa e piena di rigidità. Perché alla base del Coaching debba per forza esserci un “rapporto commerciale (di espressa natura contrattuale)“? Non posso fare coaching ai miei studenti di arti marziali? O ai miei collaboratori? O ai miei colleghi qualora dovessero chiedermelo? La definizione di ACOI, forse inconsapevolmente, dimentica tutto il Coaching Informale. Non ne comprendo poi la definizione “obiettivi operativi collocati nel futuro“: forse sono io che non riesco a riconoscerne il valore, ma personalmente trovo pleonastica questa definizione, in quanto non riesco proprio ad immaginare obiettivi collocati nel passato. E poi ancora: cosa si intende per “obiettivi operativi“? Come mai aggiungere l’aggettivo “operativo”. Chi come me ha un passato militare e manageriale porrebbe subito la domanda “Quindi sono esclusi gli obiettivi strategici e gli obiettivi tattici?“.
La definizione di Assocoach è molto evocativa in quanto contiene anche l’analogia della vettura, ma non definisce cosa è, o cosa dovrebbe essere, effettivamente il Coaching.
Trovando incomplete la maggior parte delle definizioni e ritrovandoci in un paese, come l’Italia, in cui le definizioni, l’uso dei termini e gli ambiti di applicazione sono importanti e sono anche ben normati (almeno in parte), negli anni abbiamo creato una nostra definizione, che è la seguente:
“Il Coaching è un servizio professionale (formale o informale), basato su un rapporto di partnership che si esprime in una consulenza di processo altamente personalizzata (uno ad uno – coaching individuale – o uno a pochi – team coaching -), in cui il coach (nel pieno rispetto dell’autonomia dei clienti), attraverso l’uso etico e responsabile di strumenti dialogici ed esperienziali, supporta i clienti (coachee) – individui ed organizzazioni – nella valorizzazione dei propri talenti, nel raggiungimento dei propri obiettivi, nell’espressione del proprio potenziale e nello sblocco, nel sostegno e nello sviluppo delle proprie prestazioni e performance professionali e/o sportive (e in alcuni casi personali).“
Ma analizziamo la definizione passo passo.
Inizia sostenendo che il Coaching è un “servizio professionale” (non per forza professionistico) e che questo può essere svolto in modo formale o informale.
Si indica che il Coaching è una “consulenza di processo” e che quindi, a differenza di consulenti e mentori, non bisogna essere “esperti di contenuto”. Inoltre, l’alta personalizzazione, esclude programmi predefiniti e rigidi. Un esempio? Un ipotetico programma “Come lanciare il tuo sito in sette giorni” non è coaching. Forse è formazione mista a consulenza, ma mancando la personalizzazione individuale, non è coaching. L’uso del termine “partnership” sottolinea la parità relazionale e la volontarietà del servizio (che in fatti si basa su una specifica “domanda/richiesta di coaching”).
Proseguendo nella definizione, abbiamo ritenuto doveroso far riferimento all’etica e alla responsabilità professionale.
Mentre il riferimento all’uso di strumenti dialogici ed esperienziali ha una doppia valenza: da una parte l’uso del dialogo, caratteristico di tutti i modelli di Coaching e dall’altra il riferimento al modello strategico, che lavora molto anche sull’esperienzialità, sia con il costrutto di “esperienza emozionale correttiva” (F. Alexander, 1946) e sia con il focus sui comportamenti, sull’agire e sul fare agire (ricordiamo l’imperativo estetico di Von Foerster “Se vuoi vedere, impara ad agire”(Rif. Von Foerster, Sistemi che osservano, 1987).
Infine si fa riferimento agli ambiti di competenza del Coaching: talenti, obiettivi e performance. Proprio per questo motivo abbiamo inserito solo gli ambiti Business e Sport e indicando come “rari” i casi “personali”. Noi abbiamo difficoltà ad individuare ambiti performativi “personali” e dalla nostra esperienza la maggior parte delle richieste di “life coaching” sono di competenza di uno psicologo o di uno psicoterapeuta. In ambito Business e Sport, invece, salvo rari casi, è evidente il focus sulla performance, che per noi resta comunque l’ambito per eccellenza del coaching.
È forse la migliore definizione di coaching?
Non credo che lo sia, ma è la nostra, ed è frutto delle azioni nel campo e delle riflessioni di anni.
Migliorabile? Sicuramente sì, e sicuramente continueremo a lavorarci.
E se hai suggerimenti, puoi condividerli con noi nei commenti: sarà un piacere aprire un rispettoso dialogo di confronto con diversi punti di vista.
Buon Coaching!
Piercarlo
PS: clicca sull’immagine e scarica il poster della nostra definizione di Coaching
[…] alimentare essere un Coach? Lascio a voi l’ovvia risposta… Ho già scritto su come noi definiamo il servizio di Coaching, ma bisogna definire anche cosa non tratta un Coach e di conseguenza di cosa non parla un Coach. […]