Questo è il miglior articolo di tutti i blog del mondo (scherzo!)
Oggi parliamo di SUPER…lativi!
Amo navigare, leggere articoli e recensioni sui libri e sui corsi. Amo informarmi, navigare sui siti di varie aziende e prodotti e anche leggere i siti dei miei colleghi… e amo osservare gli stili comunicativi: è una mia passione!
Una cosa che noto spessissimo, soprattutto nel nostro settore (formazione e coaching), è l’utilizzo dei superlativi… relativi.
“Il miglior coach“… “Il miglior corso“… “Il metodo più efficace“… “Il sistema migliore“… “L’unico metodo che funziona“…
A volte sembra la “fiera dei numeri uno“: tutti arrivano primi, tutti sono i migliori, tutti sono vincenti. Olè!
Gli stessi esperti che usano questi superlativi relativi sono coloro che ci insegnano che le parole che usiamo ci indicano quali sono i nostri modelli di pensiero. Gli stessi esperti che usano questi superlativi conoscono la differenza che fa la linguistica, sia nell’influenzare gli altri, sia nella percezione di sé. E questo ci dice già moltissimo.
Gli esperti che usano questi superlativi relativi sono gli stessi che in aula insegnano ai propri clienti modelli linguistici che di fronte ad un superlativo relativo, con molta semplicità domanderebbero: “Migliore rispetto a cosa?“… “Il più efficace rispetto a quale parametro di valutazione?“… “L’unico perché avete dimostrato l’inefficacia di tutti gli altri metodi?“.
Spesso trovo questo modo di comunicare attraverso l’uso dei superlativi relativi, anche nelle persone ferite. Leggo di persone lasciate dai partner scrivere “Hai perso la più grande opportunità della tua vita“. Alcuni, molto “coraggiosi”, oltre a definirsi “i migliori” hanno anche il coraggio di impegnarsi a “squalificare” gli altri o la concorrenza. Lo vedo in tantissimi settori. Quasi tutti!
Dietro questo uso (o abuso) dei superlativi potrebbe celarsi una tendenza autocelebrativa o il desiderio di voler impressionare gli altri per vendersi meglio o per influenzarli e manipolarli.
Ad ogni modo penso che ci possano essere scelte più strategiche.
C’è una notevole differenza nel dire “un ottimo corso”, anziché “il miglior corso”. E questa differenza io la misuro in termini di:
– APERTURA verso le infinite variabili e possibilità che il mondo ci offre;
– RISPETTO di sé e degli altri;
– CONGRUENZA con il principio di SOGGETTIVITÁ dell’ESPERIENZA.
Il teorema di indecidibilità di Gödel dimostra l’impossibilità della conoscenza di un sistema da parte di chi ne è incluso. Quindi, nessuno potrebbe dire che i propri prodotti sono i migliori in assoluto. Tenendo conto della differenza che c’è tra credere di essere i migliori, ed esprimerlo, si apre uno scenario con varie possibilità:
- Credere di non essere migliori / Dire di non essere i migliori
- Credere di non essere i migliori / Dire di essere i migliori
- Credere di essere i migliori / Dire di essere i migliori
- Credere di essere i migliori / Dire di non essere i migliori
Quale delle quattro posizioni è la migliore?
Concediamoci un po’ di ironia nella lettura di queste quattro posizioni:
La prima sembra la posizione degli “sfigati lamentosi che giocano a fare i modesti per sembrare/sentirsi congruenti”.
La seconda sembra caratteristica degli “sfigati che si negano la propria sfiga e si atteggiano a fighi”… a parole!
La terza è peculiarità dei “fighi” che ostentano la propria “figaggine”, il cui unico divertimento è squalificare gli altri, ed in particolare gli “sfigati”.
La quarta è di chi si autoproclama figo recitando la parte dell’umile essere umano.
Divertente vero? Beh… secondo me c’è una quinta possibilità:
- Credere nelle proprie capacità e in ciò che si FA (voce del verbo FARE) / Comunicare ciò che si FA (voce del verbo FARE)
Nei primi quattro casi si cade nel problema dell’indecidibilità. Nei primi quattro casi si gioisce solo dal confronto (vinto) contro gli altri… o si evita il confronto con gli altri. Si ragiona solo in termini di vincenti e perdenti, rimanendo comunque incastrati nel gioco perverso della “separazione”.
Secondo me ognuno segue un percorso personale e individuale: e su quel percorso non è importante arrivare primi.
Io cammino il mio cammino e non posso arrivare prima di me stesso. Posso camminare bene, migliorare il mio cammino e camminare felicemente. “Gareggiare” con gli altri spesso ci porta a camminare cammini che non sono i nostri. Si possono confrontare i cammini, si possono confrontare i modi di camminare… ma poi ognuno segue il proprio percorso.
Personalmente credo che sia un DOVERE, ma soprattutto una BUONA SCELTA ETICA, usare un linguaggio relativo invece dei superlativi relativi. Per questo, personalmente, scelgo di dire “In questo articolo ho scritto ciò che penso“… anziché dire “Questo è il miglior articolo di tutti i tempi e di tutto l’Universo!!!“
Buon MIGLIOR te stesso/a!