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Formazione: la matrice dell'applicabilità e del gradimento didattico

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Piercarlo Romeo
sabato, 22 Febbraio 2020 / Pubblicato il Blog

Formazione: la matrice del gradimento e dell’applicabilità

formazione gradimento e applicabilità

 

Una matrice che potrebbe (o dovrebbe) guidarci nello scegliere la formazione ottimale

 

La nostra passione per il nostro lavoro come formatori ci porta continuamente a ragionare, riflettere, mettere in discussione ciò che sappiamo (o che crediamo di sapere), metterci in discussione e creare nuove idee e modelli.
In questi momenti di confronto e creatività, abbiamo più volte messo in relazione il gradimento e l’apprendimento.
Oggi vogliamo condividere quella che noi chiamiamo la “matrice del gradimento e dell’applicabilità”.
In realtà sarebbe più corretto parlare di “didattica gradevole e coinvolgente”, anziché di gradimento, in quanto quest’ultimo sarebbe l’effetto desiderato ed è il frutto di una corresponsabilità in quanto dipende anche dai gusti dei “discenti”.
Così come anche l’applicabilità, che non dipende solo dal contenuto in sé, ma anche da come viene argomentato e presentato. Ma siamo comunque d’accordo sul fatto che alcuni modelli e alcuni contenuti siano più facilmente applicabili o più efficaci nella loro applicazione, rispetto ad altri.
Ad ogni modo, per semplificare ci permettiamo queste “licenze” semplificative.
Così, su un asse mettiamo la capacità di coinvolgimento della didattica (che per semplificare chiameremo “gradimento”) e sull’altro asse posizioniamo l’applicabilità degli strumenti e dei contenuti oggetto di didattica.
Nascono così quattro quadranti, che ci forniscono una serie d’informazioni che potremmo definire ovvie ed evidenti, ma anche una serie di idee contro-intuitive.

formazione formatori

Bassa applicabilità e basso gradimento

Nel primo quadrante, quello in basso a sinistra, troviamo contenuti a basso valore applicativo trasmessi con una didattica poco coinvolgente: teorie astruse raccontate in modo pesante e noioso. Quest’area che ad un primo ragionamento potrebbe sembrare quella da evitare il più possibile, in realtà risulta essere “poco pericolosa”, in quanto il basso gradimento mantiene attiva la nostra capacità critica e ci mette in allerta. Difficilmente torneremmo a seguire volontariamente attività formative proprie di questo quadrante.

Bassa applicabilità e alto gradimento

Nel secondo quadrante, quello in basso a destra e ben evidenziato in rosso, troviamo, contro-intuitivamente, l’area più pericolosa e rischiosa, ovvero l’area dei contenuti a basso valore applicativo ma ad alto gradimento e coinvolgimento didattico. I contenuti non sono applicabili e non sono spendibili praticamente, non sono validati (il pericoloso mondo delle pseudo-scienze) ma sono trasmessi in modo coinvolgente, dinamico, interattivo e quindi attraverso una didattica gradevole.
Questa è l’area dei corsi “motivazionali”, in cui si balla, si salta, ci si batte il 5 ogni 5 minuti (scusate il gioco di parole), si fanno affermazioni positive, si urla, si vivono esperienze che portano a peak state emotivi e in cui spesso c’è un’alta celebrazione (o auto-celebrazione) dei formatori e dei partecipanti. In questi corsi ci si diverte, molto, ma ci sono anche delle trappole cui bisogna fare attenzione: spesso ci si sente migliori degli altri, più illuminati degli altri, più autentici e più motivati del resto del mondo.
Secondo noi la vera area pericolosa di tutta la matrice è proprio questo quadrante, non a caso evidenziato in rosso. Sì, perché l’alto gradimento/divertimento e il coinvolgimento, abbassano la nostra capacità critica, non permettendoci di comprendere l’inapplicabilità dei contenuti e le potenziali dinamiche disfunzionali che potrebbero essere generate e/o alimentate da questo approccio.
In quest’area vengono proposti contenuti (non validati scientificamente) che potrebbero addirittura peggiorare le performance individuali.
Vi faccio qualche esempio pratico, sapendo che probabilmente attrarrò a me antipatie e ostilità; ma me lo concedo lo stesso, anche perché in questo quadrante ci sono passato per svariati anni e agli inizi della fondazione FYM conduceva anche attività di questo tipo (ci piace ammettere i nostri sbagli!).
Nella PNL (che di per sé non è una scienza, ma una pseudo-scienza, che addirittura detiene il record di ricerche scientifiche che ne dimostrano la non validità) ancora insegnano i L.E.M., Lateral Eyes Movements, che in realtà non hanno alcun valore e che varie ricerche hanno dimostrato essere inaffidabili (per approfondimenti leggi l’articolo “Sei falsi miti della CNV” o direttamente la ricerca pubblicata dal prof. Wiseman). Ma nella PNL i LEM vengono presentati come un potente strumento di comprensione delle strategie altrui. Il problema è che chi li applica, vive nell’autoinganno di capire gli altri molto meglio di chiunque altro e in più riduce la propria capacità di comunicazione di empatia con l’altro, poiché alle prese con l’osservare la direzione e la sequenza dei LEM. Sarebbe come guidare guardando il navigatore, anziché la strada, e con la mappa del navigatore errata! Attenzione!
Così come qualche anno fa ad un corso in cammino è venuto un praticante di tecniche sciamaniche che a fine giornata ha ricevuto un feedback pesantissimo da tutti i partecipanti: nessuno voleva più fare esercitazioni con lui perché nel suo continuo recitare dei mantra non ascoltava nessuno e non partecipava. Era talmente immerso nella sua recitazione, nella sua preghiera, convinto che questa pratica gli avrebbe reso la vita migliore (compresa la relazione con gli altri) che non si rendeva conto che in realtà era evitato da tutti.
Attenzione!
Dobbiamo imparare a scegliere contenuti validi, applicabili e validati. E soprattutto, dobbiamo mantenere un atteggiamento critico verso qualsiasi contenuto e ancor di più se questo viene addolcito con tecniche comunicative e didattiche coinvolgenti. I veleni più pericolosi sono quelli dolci e piacevoli… giusto?

Alta applicabilità e basso gradimento

Nel terzo quadrante, quello in alto a sinistra, invece, troviamo contenuti ad alto valore applicativo ma trasmessi attraverso una didattica poco coinvolgente, quasi noiosa. Per molti questa è un’area da evitare, perché vogliono fuggire la noia e hanno una bassa capacità di gestione autonoma della propria attenzione e dei propri livelli di energia. Certamente a chi ne sa, sconsiglierei di limitarsi a dire ciò che sa, ma lo inviterei a dirlo in modo coinvolgente, piacevole e magari anche divertente (almeno a tratti). Ma comunque non possiamo negare il valore del contenuto in sé.
In questo quadrante abbiamo due suggerimenti, uno per i docenti e uno per i discenti. Chi tende ad insegnare in modo noioso dovrebbe lavorare su di sé e sul proprio stile didattico, rendendolo più interattivo e gradevole, in modo da poter, nel tempo spostarsi sulla destra e, a parità di valore, rendersi più gradevoli. I discenti che si trovano in corsi e/o lezioni di questo quadrante, devono imparare a gestire i propri livelli di energia e di attenzione, in autonomia.

Alta applicabilità e alto gradimento

Il quarto quadrante, quello in alto a destra, è l’area ideale. Non sempre è facile unire contenuti di alto valore applicativo ad una didattica coinvolgente e gradevole. Spesso il focus stesso sul valore rischia di distrarre i docenti dal percepire fatica e stanchezza degli studenti. Ma ci si può lavorare e i frutti meritano lo sforzo necessario. Bisogna unire passione per i contenuti di valore alla passione per la didattica innovativa. Esercizi esperienziali, dialoghi, interazione, video, business & serious games, spiegazioni partecipate, etc…: sono tanti gli strumenti che si possono usare per stare in quest’area. E lo strumento principale, secondo noi, è la pratica stessa. Sì, l’applicazione, che è ciò che più serve rende la didattica molto coinvolgente e pratica. Poi il coinvolgimento non è sempre piacevole, perché a volte ci mette di fronte alle nostre incapacità, ma comunque mantiene alta l’attenzione e alta la percezione di apprendimento PRATICO!
Questo, ad esempio, secondo noi è la forza dei nostri COACHING LAB: i nostri laboratori di pratica in cui non si spiega il coaching, ma lo si pratica e in cui lo sperimentano anche i corsisti. E non dimentichiamo che la pratica è il banco di prova dell’applicabilità. E rendere il più gradevole possibile la pratica diventa una vera e propria arte, l’arte della didattica coinvolgente e piacevole.

 

Non mi resta che auguravi buona applicazione e buon divertimento didattico!

 

Piercarlo

PS: scopri il nostro percorso “FORMAZIONE FORMATORI”

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Taggato in: apprendimento, didattica, formazione, formazione formatori

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