La buona educazione è superiore alla buona formazione: parola di formatori!
Ci occupiamo di formazione manageriale e comportamentale da molti anni. Ma pur essendo formatori e non educatori, abbiamo sempre detto che LA BUONA EDUCAZIONE È SUPERIORE ALLA BUONA FORMAZIONE!
Possiamo formare un adulto educato, ma crediamo che sia molto difficile educare un adulto formato ma non educato.
Anzi, noi crediamo che la buona educazione sia uno dei massimi livelli di formazione umanistica e manageriale, in quanto pone al centro l’attenzione agli altri, alle relazioni, alla comunicazione. Il focus è, come nella formazione manageriale e trasversale, sui comportamenti agiti e non sulle teorie e sulle chiacchiere.
Anche se personalmente apprezzo tantissimo la buona educazione, devo riconoscere che forse uno dei suoi più grandi limiti è che spesso viene calata dall’alto (dai genitori, dagli insegnanti, etc…) con degli imperativi forti, dati senza spiegazioni: si mangia a bocca chiusa, si saluta sempre, bisogna far prima entrare gli altri, etc…
Imperativi che molti di noi (spero) hanno ricevuto, ma purtroppo senza spiegazioni.
Cosa succede se mangio a bocca aperta? Cosa succede se non saluto? Cosa succede se lascio in disordine? Non ci è stato detto, e forse molti di noi non se lo sono neanche mai chiesto.
La formazione invece non parte quasi mai da imperativi forti… anche se ancora ci sono corsi di formazione in cui viene detto “si fa così”. Tendenzialmente la formazione manageriale spiega e fa scoprire quali sono i comportamenti più funzionali. Anzi, spesso ne fa scoprire più di uno, proprio perché uno dei suoi obiettivi più alti è AGGIUNGERE OPZIONI COMPORTAMENTALI, in modo da aumentare le scelte possibili e le possibilità nelle varie situazioni che il singolo e la realtà organizzativa si troveranno ad affrontare.
Purtroppo molto spesso nel nostro lavoro come formatori ci siamo scontrati con i limiti della buona educazione altrui.
Abbiamo conosciuto dirigenti che pretendevano di salire da soli in ascensore semplicemente perché “loro sono i capi”. Possiamo provare a capire a quale modello di leadership (ma siamo sicuri che sia leadership?) appartenga un comportamento del genere, ma difficilmente lo troveremo funzionale e difficilmente sarà modificabile. Abbiamo conosciuto manager che non salutano mai nessuno ma che pretendono il saluto. La formazione, in questi casi, forse non basta.
Ma senza andare troppo lontani, a tutti noi sarà capitato di incontrare manager che non rispondono mai al telefono, che non rispondono mai alle email, che tengono il cappello nei luoghi chiusi, che mettono i piedi sulla scrivania, che usano il telefono nelle riunioni, a pranzo o a teatro, che fanno apprezzamenti sessisti, etc…
O peggio ancora manager che non si presentano agli appuntamenti, o non avvisano dei ritardi…
Il manager maleducato, appunto!
E forse alcuni di noi hanno alcuni di questi comportamenti, per cui il primo passo è mettersi in discussione in prima persona.
E dobbiamo anche stare attenti a non giustificare la maleducazione con i troppi impegni (ne ho già parlato in questo articolo).
Purtroppo, e mi dispiace un po’ doverlo dire, questa maleducazione influenza tantissimo le relazioni interne ed esterne ad un’organizzazione. Potrete avere il miglior Financial Manager, con la migliore esperienza, ma se è maleducato, nel medio-lungo periodo “influenzerà negativamente” l’organizzazione e i risultati. Potete avere il miglior HR Manager, ma se è maleducato, intorno a sé creerà un’area di disagio e di malessere.
Abbiamo conosciuto manager con in posta in arrivo oltre duemila email non lette e non risposte. E tra queste c’erano anche email importantissime. Inutile dirvi qual è stata la risposta dell’altra parte alla richiesta di dare una valutazione del manager in questione: “con i maleducati non vogliamo trattare”!
Abbiamo partecipato a pranzi in cui alcuni manager si comportavano (perdonatemi l’espressione) come cinghiali che non mangiavano da 5 giorni: il manager maleducato, appunto.
È accettabile per una figura manageriale?
A voi la risposta… (secondo noi non lo è neanche per le figure operative).
Per questo la valutazione comportamentale a 360° è importante.
Mi piace spesso citare l’errore che fece Obama al summit economico di Pechino nel 2014. Scese dall’auto di rappresentanza con abiti di stile orientale, ma con la gomma da masticare in bocca, comportamento considerato maleducato in quasi tutta l’Asia.
Ad ogni modo, partendo dal presupposto che noi formatori non siamo pagati per educare gli altri, possiamo fare in modo che la formazione possa cercare di veicolare anche il messaggio della “buona educazione”.
Ad esempio, quando formiamo le aziende sugli errori di Comunicazione Non Verbale da evitare sul lavoro, la maggior parte di questi sono errori conosciuti anche nelle buone maniere. Ad esempio: “non puntare il dito verso le persone”. Mia madre me lo diceva sempre, ma come educatrice. Non mi ha spiegato perché, e non mi ha offerto alternative comportamentali. Invece la formazione sul linguaggio del corpo, in questo caso ci suggerisce di puntare tranquillamente, ma con la mano aperta e il palmo verso l’alto. Laddove il dito indice puntato è spesso percepito come accusatorio e aggressivo, il palmo aperto rivolto verso l’altro è accogliente ed “educato”: ELEGANTE, come amiamo dire noi. La formazione può quindi cercare di dare il proprio contributo allo sviluppo della Buona Educazione attraverso i propri strumenti. Il principale è quello di guidare le persone a ragionare sugli effetti dei propri comportamenti e sull’aggiungere opzioni comportamentali.
Ecco che allora, la buona formazione piò diventare un’alleata della buona educazione: con questa idea nasce il nostro catalogo della formazione sull’eleganza aziendale.
Buona educazione (prima) e buona formazione (poi) a tutti!
Piercarlo
Bravo Piercarlo !
Paolo Marconi