Un nuovo modello pratico per il Decision Making
Quante volte avevamo la giusta sensazione, ma non le abbiamo dato retta e abbiamo preso una fregatura?
E quante volte invece avevamo tutte le corrette informazioni, ma la nostra sensazione non era positiva, o siamo stati sospettosi e abbiamo comunque preso una fregatura perdendo una grande opportunità?
Queste esperienze le abbiamo avuti tutti, e io in questi casi amo dire: “Benvenuti sul pianeta Terra”!
Tutta la nostra vita e tutte le nostre esperienza sono un intreccio continuo di INFORMAZIONI e di SENSAZIONI, e riuscire a muoversi bene grazie ad entrambe è la vera Arte del vivere bene, sia personalmente che professionalmente.
Ormai da un anno il focus della nostra formazione esperienziale è sulla corretta distinzione e valutazione delle sensazioni e delle informazioni, in qualsiasi situazione. Spesso, valutare solo le une ed escludere le altre può crearci problemi.
Se immaginiamo ogni esperienza che viviamo come un cibo che mangiamo possiamo definire le SENSAZIONI come la nostra percezione di quel cibo al gusto, e le INFORMAZIONI come gli ingredienti scritti sull’etichetta.
Spesso la sensazione è piacevole, ma se leggiamo bene l’etichetta forse sarebbe logico non mangiare quel cibo. Così come a volte è bene valutare se le informazioni contenute nell’etichetta siano complete e corrette. Così come a volte, invece, abbiamo alimenti con gli ingredienti perfetti, ma al gusto non ci piacciono.
Come muoverci in questa “giungla” di sensazioni/informazioni per vivere bene?
Sicuramente ascoltare e rispettare le proprie sensazioni è importante, sapendo però che in qualche modo e fino ad un certo punto possiamo anche EDUCARE il nostro gusto, insegnandogli ad apprezzare i cibi più sani per noi, e quindi le esperienze e le situazioni con le informazioni corrette. Poi, dobbiamo imparare a passare dall’astrazione al concreto, al pratico.
Io dico spesso che secondo me l’ESSERE non esiste, e se esiste, come dice Bruce Wayne in Batman Begins “Non è tanto chi siamo, quanto quello che FACCIAMO che ci qualifica“.
Esempio: io Piercarlo sono un assassino? Forse si, forse no! Boh. Personalmente non mi interessa rispondere, né etichettarmi. Secondo me non esiste l’identità dell’assassino, ma esiste l’azione di uccidere. Probabilmente, se mi trovassi in situazioni difficili ed estreme, potrei uccidere. E forse proprio l’accettare questa possibilità non me la fa temere e mi tiene lontano dal delinquere.Ciò che conta per me sono le AZIONI, non le etichette, o le parole.
Lo scorso week-end, durante un corso di formazione, la Dottoressa Roberta Milanese (psicoterapeuta e consulente strategica di mia grandissima stima) ha reso bene l’idea di questa nostra educazione all’astrazione con il seguente esempio: un bambino di 5 anni direbbe “Mamma, il mio amichetto mi ha sputato”, a 10 anni direbbe “Mamma, il mio amichetto mi ha aggredito”, a 20 anni direbbe “Il mio amico è aggressivo e frustrato”.
Ecco che l’astrazione lo ha portato a ETICHETTARE tutto ciò che osserva, anziché osservarlo e comunicarlo come un qualcosa di osservabile.
Due settimane fa, giocando con mia nipote (7 anni) con le figurine, ho notato che per lei era normale etichettare i personaggi delle figurine come “buoni” e “cattivi”, e basta. Quando le chiedevo di descrivermi i comportamenti della bontà e della cattiveria, era in grosse difficoltà.
Ecco che le informazioni possono aiutarci. In ogni situazione possiamo (e lo consiglio) sempre chiederci due cose:
1 – cosa provo?
2 – cosa posso osservare?
Ieri, sulla mia pagina facebook ho posto una domanda provocatoria: “Cosa deve dire/fare/pensare una persona per conquistarti?”
Come supponevo, la maggior parte delle risposte è nell’indefinibile mondo dell’essere, e non nell’osservabilità dei comportamenti.
In teoria sarebbe meglio descrivere i comportamenti, ed eventualmente conoscere le sensazioni che noi proviamo di fronte a questi comportamenti. Se una persona scrive “dovrebbe essere trasparente”, intende forse che il pretendente dovrebbe condividere tutte le fantasie sessuali che ha sulle sue amiche e sulle persone che incontra per strada? Eh si… perché trasparenza potrebbe essere anche questo. E chi dice che deve essere “coerente”, cosa intende? Chi di noi non è sempre coerente? Anzi, forse la coerenza potrebbe diventare una trappola, perché chiunque ha il diritto di cambiare opinione. Io dico molte cose diverse da quelle che dicevo anni fa, e faccio cose diverse dal passato… e mi auguro di dire e di fare cose diverse anche tra qualche anno!
Così diventa funzionale e utile definire la persona che potrebbe conquistarci con comportamenti osservabili.
Anziché limitarci ad assaggiare un’esperienza, e poi buttarla subito via se non ci piace o tenerla stretta se ci piace, dovremmo imparare a leggere gli ingredienti e acquisire informazioni. E laddove abbiamo solo informazioni, dobbiamo cercare di concederci un assaggio per verificare le nostre sensazioni.
Faccio un esempio classico: sono una ragazza ed esco con un ragazzo conosciuto da poco. Arriva con la sua auto fiammante e ben vestito. Mi apre anche la portiera dell’auto. Poi al semaforo tratta in modo aggressivo il lavavetri. Mi parla con dolcezza, mi fa i complimenti, mi prende la mano… e strada facendo riceve una telefonata e sbuffa guardando il display decidendo di non rispondere (e magari si giustifica anche). Mi fa altri complimenti, mi offre la cena, mi porta a guardare le stelle. Poi riceve una telefonata dalla madre e la tratta con irritazione e sgarbo. Probabilmente io sono un po’ “ubriaca delle belle sensazioni”, ma se osservo bene, ho anche molte informazioni: ha trattato con aggressività un essere umano (lavavetri), ha scelto la strategia dell’evitamento (su una telefonata) ed ha trattato male la madre (persona cara). Queste informazioni dovrebbero bilanciare le mie belle sensazioni e farmi cercare nuove informazioni e capire meglio i COMPORTAMENTI…
Personalmente lo uso proprio come strumento di EQUILIBRIO EMOTIVO e per molti miei PROCESSI DECISIONALI: prendo un foglio di carta, traccio una riga verticale al centro e scrivo SENSAZIONI a sinistra e INFORMAZIONI a destra.
Sotto sensazioni scrivo tutto ciò che io provo, o tutto ciò che l’altro/la situazione vuole farmi provare.
Sotto le informazioni scrivo tutto ciò che può essere osservato, ed eventualmente anche ciò che viene volutamente nascosto (perché il voler nascondere è osservabile).
Questo strumento è utile in fase decisionale, di fronte a situazioni emotivamente forti, di fronte a situazioni difficili con i clienti… e anche nella valutazione dei nostri politici! Io lo considero veramente una risorse estremamente EFFICACE ed EFFICIENTE, che tiene conto di ciò che è osservabile e che rispetta le mie personali sensazioni, anziché reprimerle o affidarsi solo a loro!
Ovviamente ci si può formare nel capire e nel saper leggere le informazioni che ci sono dietro ogni comportamento, ma prima dobbiamo toglierci l’abitudine e la tentazione di etichettare, giudicare e pregiudicare solo sulla base delle nostre sensazioni.
Quindi, il mio consiglio non è sensazioni vs. informazioni, né sensazioni o informazioni, ma SENSAZIONI E INFORMAZIONI!
Buone sensazioni, buone informazioni e buon EQUILIBRIO tra di loro!
Piercarlo